Finite le olimpiadi nel migliore dei modi, per l’Italia con la vittoria delle ragazze azzurre della Volley che portano a casa la medaglia d’oro vincendo 3 set a 0 contro le americane.
Bravissime ed emozionanti, entrano di diritto nella storia dello sport mondiale, diventando leggenda.
Ma queste olimpiadi le ricorderemo per un bel po’ di insegnamenti.
Partiamo dalle vicende subite da Imane Khelif, la pugile algerina al centro delle polemiche circa la sua identità di genere, che le è costata dolore infinito; vittima poi di odio, cyberbullismo e molestie morali che l’hanno costretta a sporgere denuncia. Ma la sua vittoria assoluta, l’oro nella categoria boxe femminile 66 kg ha dimostrato che le opinioni degli altri non definiscono il nostro percorso, quello fatto di passione, duro impegno, concentrazione e tanti sacrifici.
Ricorderemo anche le parole di Benedetta Pilato (criticata anche lei) che a gara finita con il suo 4º posto nei 100 rana, dopo aver sfumato il bronzo per solo un centesimo, dice di essere contenta lo stesso. Come è giusto che sia a soli 19 anni, con tutta una carriera ancora davanti. E comunque a 20 anni bisogna cimentarsi e provare a riuscire, fare esperienza, non bisogna per forza sapere tutto o avere tutto chiaro.
Sì vince e si perde, ma non per questo finisce il nostro valore quando si perde. Anche perché le variabili possono essere tante, alcune anche difficili da prevedere. Per cui Jacobs che attiva 5º nella finale dei 100 metri resta comunque un campione olimpico (Tokyo 2020).
Così come per Tamberi, che perde perché sfortunato. La colica renale a ridosso delle olimpiadi è proprio sfortuna. Ma alla fine, c’est la vie.
Gli atleti non sono solo fisico, sono anche mente. E se la mente non sta bene, c’è sempre un possibile corto circuito. Così Simone Biles torna e fa incetta di medaglie d’oro dopo essersi “ritrovata”, dopo essersi presa del tempo per ristabilirsi dopo un periodo di forte stress emotivo. Bene, un ottimo esempio anche per i più giovani.
La forza di volontà, la passione, la voglia di esserci è più forte di qualunque avversità.
Così Nathalie Moelihausen sale in pedana e gareggia malgrado il tumore al coccige, che durante la competizione però la costringerà a fermarsi. Abbiamo imparato che non ci arrende quando si crede fortemente in un obiettivo.
Ci si può superare sempre. A qualunque età.
Si può tornare a vincere e vincere ancora.
Come ha fatto Gregorio Paltrinieri, che ormai alle olimpiadi è riuscito a vincere tutte le medaglie, per 3 olimpiadi consecutive.
Non in ultimo è bello evidenziare come le migliori vittorie siano quelle di squadra, perché la bravura di ognuno si moltiplica, si esalta, si trasforma in successo.
Il gruppo è quel microcosmo nel quale l’affiatamento, l’amicizia, il sostegno reciproco, producono grandi cose e talvolta successi strepitosi.