Ha trascorso la prima notte in carcere Giovanni Salamone, l’imprenditore agricolo agrigentino che ha ucciso la moglie, l’insegnante Patrizia Russo. Le ipotesi sul movente.
Giovanni Salamone, a fianco del difensore d’ufficio, l’avvocato Stefano Daffonchio, è stato ascoltato dai magistrati. Daffonchio ripete: “Non si capacita di quanto successo”. Poi è stato trasferito nel carcere di Alessandria. Nel frattempo la Procura ha disposto l’autopsia sul corpo della moglie, Patrizia Russo, uccisa poco dopo l’alba di ieri, nella camera da letto, con sei o sette pugnalate. Salamone, 61 anni, ieri pomeriggio, mercoledì, ha raccontato: “Ieri sera abbiamo cenato con suo fratello. Abbiamo parlato anche di me, visto che da qualche giorno mi sento depresso e anche lei mi vedeva cupo. Ho dei debiti, ma lei stessa mi aveva rassicurato dicendo che non era nulla di grave e che saremmo andati avanti. Quando siamo andati a dormire lei si è addormentata subito, io invece mi assopivo e mi risvegliavo, non riuscivo a dormire come avrei voluto. Intorno alle 5, allora, sono sceso a prendere il coltello e l’ho ammazzata. Ho fatto una sciocchezza”. I conoscenti descrivono la coppia come “affiatata, mai una lite o un diverbio, sempre uniti”.
Lei a telefono con un’amica la sera prima di essere uccisa le ha confidato: “Ho paura che possa fare una cavolata. E’ il mio faro, ne morirei. C’è mio fratello, questa sera ne parliamo con lui. Non lo riconosco più, mi spavento a lasciarlo solo domani”. Patrizia Russo, 53 anni, è stata a lavoro come insegnante di sostegno alla scuola media “Lucio Ferraris”, dove, se non fosse stata accoltellata mortalmente, si sarebbe recata ieri mattina dopo essere rientrata col marito a Solaro il giorno prima, a termine della raccolta delle olive nell’azienda agricola di lui in contrada Ciavolotta al confine tra Agrigento e Favara. E lui, 61 anni, sarebbe stato sempre contrario e riluttante ad abbandonare i suoi uliveti e la città. A breve lui sarebbe dovuto rientrare da solo ad Agrigento. Il sindaco di Solaro, Andrea Toniato, racconta: “Da un anno abitavano qui. Li conoscevo di vista. Lei era molto apprezzata a scuola, dove lavorava. Non capiamo che cosa possa essere successo. Entrambi credenti, frequentavano la chiesa e facevano volontariato”.
E il parroco, don Mario Bianchi, aggiunge: “Lui è riservato. Entrambi partecipavano alla messa della domenica. Deve essere accaduto qualcosa di imprevedibile. A quanto mi risulta nemmeno i vicini se ne sono accorti: sono stati svegliati dai mezzi di soccorso e dei carabinieri, ma prima non avrebbero sentito rumori sospetti”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)