“Crollo Scorciavacche”: Ciucci e due dirigenti Anas in pendenza di condanna

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Al processo sul crollo del viadotto “Scorciavacche” la Procura di Palermo invoca la condanna dell’ex presidente dell’Anas, oggi amministratore della società “Stretto di Messina”, Pietro Ciucci.

Poco meno di un anno addietro, il 29 novembre è intervenuta ed è stata dichiarata la prescrizione delle ipotesi di reato contestate a nove imputati nell’ambito dell’inchiesta per crollo colposo a seguito del cedimento, il 27 dicembre del 2014, del viadotto “Scorciavacche 2”, lungo la statale 121 Palermo – Lercara Friddi, costato 13 milioni di euro, inaugurato il 23 dicembre 2014, tre mesi prima del termine indicato nel contratto di appalto. I nove imputati che hanno beneficiato della prescrizione sono stati i dirigenti dell’Anas Alfredo Bajo, Claudio Bucci, Maria Coppola, Salvatore Giuseppe Tonti, e i rappresentanti dell’impresa impegnata nei lavori, Giuseppe Buzzanca, Stanislao Fortino, Fulvio Giovannini, Pierfrancesco Paglini, Giuseppe Russello e Nicolò Trovato. Il protrarsi del procedimento, determinando la prescrizione, è stato causato da un conflitto di competenza insorto tra le Procure di Termini Imerese e Palermo, risolto dalla Cassazione che ha indicato Palermo. Il processo è proseguito per l’ex presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, e per i dirigenti Stefano Liani e Michele Vigna.

E adesso, a termine della requisitoria, il pubblico ministero di Palermo, Giovanni Antoci, ha invocato 4 anni di carcere per Ciucci, e poi 3 anni per Liani e 3 anni 6 mesi per Vigna. Pietro Ciucci attualmente è amministratore delegato della “Stretto di Messina”, la società incaricata a costruire il Ponte tra Scilla e Cariddi. Dopo il disastro, il ministro ai Lavori pubblici dell’epoca, Maurizio Lupi, inviò in Sicilia gli ispettori, che poi, nella relazione, tra l’altro hanno scritto: “Il terrapieno su cui è stata costruita la rampa è risultato non idoneo all’utilizzo rispetto alle condizioni stratigrafiche, geotecniche e idrauliche del territorio su cui è stato realizzato”.

Nell’atto di rinvio a giudizio, a vario titolo è contestato il reato di concussione “per – si legge nel capo d’imputazione – avere imposto l’apertura anticipata del viadotto, così ottenendo il raggiungimento di un risultato da sfruttare per mero tornaconto personale, ovvero l’ottenimento dei premi di produzione”. E poi altro reato contestato è l’attentato alla sicurezza dei trasporti, a cui è stato aggiunto il concorso in falso, perché falso sarebbe stato il certificato di agibilità.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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