Cattolica Eraclea, invocata condanna per omicidio Miceli

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Nel secondo processo d’Appello invocati 21 anni e 11 mesi di carcere a carico di Gaetano Sciortino, imputato dell’omicidio di Giuseppe Miceli a Cattolica Eraclea.

Il 22 giugno del 2023 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha assolto Gaetano Sciortino, 57 anni, già condannato in primo grado a 24 anni di carcere per l’omicidio del marmista di Cattolica Eraclea, Giuseppe Miceli, 67 anni, colpito mortalmente con un oggetto contundente nel suo laboratorio, nel centro cittadino di Cattolica il 6 dicembre del 2015. Il 6 novembre del 2023 il sostituto procuratore generale di Palermo, Giuseppe Fici, ha impugnato la sentenza assolutoria.

Anche la difesa della parte civile, ovvero i familiari della vittima, ha impugnato la sentenza di secondo grado, ritenendo che abbia trascurato alcuni elementi di prova determinanti al fine del riconoscimento della responsabilità dell’imputato. Pertanto si è svolto il processo di terzo grado, in Cassazione. E la Suprema Corte, lo scorso 19 aprile, ha annullato la sentenza di assoluzione di Sciortino con rinvio ad altra sezione d’Appello. Adesso, innanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Matteo Frasca, il sostituto Procuratore generale di Palermo, a conclusione della requisitoria ha invocato la condanna dell’imputato a 21 anni e 11 mesi di carcere. Sciortino ha annunciato che renderà dichiarazioni spontanee in occasione della prossima udienza, il 26 febbraio. A Cattolica Eraclea, tra il tardo pomeriggio e la sera di domenica 6 dicembre 2015, in via Crispi, all’interno di un’azienda artigiana di lavorazione del marmo, Giuseppe Miceli è stato ucciso.

L’autopsia ha rivelato che a provocare la morte dell’uomo sarebbero stati dei colpi tra la nuca e la testa. Il 19 ottobre del 2017 i Carabinieri hanno arrestato Gaetano Sciortino. I video di sorveglianza hanno testimoniato che lui la mattina del 6 dicembre avrebbe pedinato per circa tre ore Giuseppe Miceli. Si sarebbe mosso a bordo di un’automobile Fiat Punto di colore nero, e parecchio tempo è stato in sosta agli angoli delle strade da dove sarebbe stato possibile osservare i movimenti di Miceli. Poi i Carabinieri hanno accertato che i figli di Gaetano Sciortino avrebbero distrutto e disperso in aperta campagna alcuni strumenti di lavoro, come delle punte di trapano, risultati essere di proprietà di Giuseppe Miceli.

E poi, inoltre, i Carabinieri hanno accertato che Sciortino si sarebbe recato ancora in campagna, e nella stessa zona i militari, dopo ricerche meticolose, hanno trovato una scarpa della stessa taglia delle scarpe usate da Sciortino. E poi la scarpa è stata esaminata dai Carabinieri del Ris di Messina, ed è emerso che l’impronta della suola della scarpa, ritrovata in campagna nel luogo dove si è recato Gaetano Sciortino, combacia con una impronta di scarpa oggetto di reperto dei Carabinieri sul luogo del delitto.

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