Spera e l’ultimo saluto alla moglie morta

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Il boss Benedetto Spera, detenuto al 41 bis, invoca un permesso per l’ultimo saluto alla moglie morta. Finora gli è stata sempre negata la concessione di benefici.

E’ morta Maria Liberata Spera, 87 anni. E il marito, Benedetto Spera, 90 anni, già capomafia di Belmonte Mezzagno, invoca un permesso per l’ultimo saluto. Lui all’epoca del suo arresto è stato ritenuto tra i 30 latitanti più pericolosi d’Italia ed il braccio destro di Bernardo Provenzano. Il 30 gennaio del 2001 fu catturato dalla Squadra Mobile di Palermo nelle campagne di Mezzojuso dopo 9 anni di latitanza, ricercato perchè già condannato per le stragi di Capaci e via D’Amelio. Nel corso dell’operazione fu arrestato anche un medico primario, che avrebbe avuto in cura il boss. I poliziotti sarebbero stati a conoscenza di ciò, e seguendo il medico hanno trovato Benedetto Spera. condannato all’ergastolo e attualmente detenuto al 41 bis nel carcere di Opera. I magistrati preposti hanno già negato al boss diversi benefici. Il 25 febbraio del 2023 la Cassazione ha rigettato l’istanza di differimento della pena (ovvero la sospensione, anche temporanea, della pena) per motivi di salute. L’ex pastore è curabile ed è operabile in carcere ricorrendo a strutture esterne.

Così come, ad esempio, è accaduto per Matteo Messina Denaro. Pochi mesi dopo, il 19 ottobre del 2023, a Benedetto Spera è stato risposto “no” per la seconda volta ad un permesso premio per incontrare la moglie malata e costretta a letto. La Direzione nazionale antimafia, la Procura e la Questura di Palermo hanno reso parere negativo. E hanno motivato così: “Spera è socialmente pericoloso e potrebbe riattivare i contatti con Cosa Nostra”. Il suo difensore, l’avvocato Maurizio Di Marco, replica: “Il detenuto deve essere messo nelle condizioni di mantenere i rapporti familiari in chiave riabilitativa”.

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