“Messina Denaro e favoreggiatori”: invocate tre condanne

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La Procura di Palermo invoca tre condanne a carico di tre presunti favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro: Massimo Gentile, Cosimo Leone e Leonardo Gulotta. I dettagli.

Il magistrato che a conclusione del giudizio abbreviato sentenzierà è il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Marco Gaeta. E innanzi a lui, a conclusione della requisitoria, i pubblici ministeri Paolo Guido, Gianluca De Leo, Bruno Brucoli e Pierangelo Padova hanno invocato tre condanne a carico di altrettanti presunti favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro. Nel dettaglio: 12 anni di reclusione ciascuno per Massimo Gentile e Cosimo Leone, imputati di associazione mafiosa. E 6 anni e 8 mesi per Leonardo Salvatore Gulotta, imputato di concorso esterno alla mafia. I tre sono stati arrestati lo scorso 27 marzo. E le loro presunte responsabilità sono emerse, tra l’altro, dalle indagini su oltre mille ‘pizzini’ e su tre telefoni sequestrati a Messina Denaro il giorno della cattura. Ad esempio, da un appunto su un’automobile la Procura di Palermo e i Carabinieri del Ros hanno scovato l’architetto, originario di Erice, Massimo Gentile, 52 anni, dal 2019 dipendente del Comune di Limbiate in provincia di Monza. Lui avrebbe prestato la sua carta d’identità a Messina Denaro, almeno dal 2007 fino al 2017. Prima di essere “Andrea Bonafede”, Messina Denaro è stato “Massimo Gentile”. E il boss, con i documenti di Gentile, ha acquistato nel 2007 una moto Bmw e nel 2014 una Fiat 500, entrambe intestate a Gentile. Nel corso dell’inchiesta sono stati recuperati i documenti di acquisto e le assicurazioni dell’automobile e della moto. Nella concessionaria di Palermo dove nel novembre del 2014 fu ritirata l’automobile è stata trovata la fotocopia della carta d’identità di Massimo Gentile con la foto di Messina Denaro. Quando ritirò la Fiat 500, Messina Denaro pagò 1.000 euro in contanti e 9.000 euro con un assegno circolare emesso da una filiale dell’Unicredit a Palermo, in corso Calatafimi, dove il latitante si è recato. Nella richiesta dell’assegno di 9.000 euro vi è una firma a nome di Massimo Gentile, ma la scrittura è quella di Messina Denaro. All’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo nel 2020 Matteo Messina Denaro si sottopose alla prima tac che rivelò il tumore al colon. La Tac fu programmata per il 20 novembre, poi fu anticipata al 17, e poi fu effettuata il 10 novembre. Il giorno precedente, il 9, Messina Denaro fu ricoverato nel reparto di Chirurgia. L’interrogativo: come Messina Denaro avrebbe scavalcato le liste d’attesa anticipando la sua Tac? Nel contesto di tale interrogativo la Procura di Palermo inserisce Cosimo Leone, 56 anni, di Campobello di Mazara, tecnico radiologo all’ospedale “Ajello” di Mazara del Vallo, che cambiò il turno di lavoro, dal pomeriggio al mattino, per essere presente alla Tac di Messina Denaro. Nel frattempo lo stesso Leone sarebbe stato in contatto con Andrea Bonafede di 55 anni. Il 13 novembre del 2020, tre giorni dopo la Tac, Messina Denaro fu operato. E il giorno dopo, il 14, Bonafede attivò un’altra utenza telefonica, che poi il tecnico radiologo, Cosimo Leone, consegnò a Messina Denaro in corsia, in ospedale. Il 18 novembre Messina Denaro fu dimesso e rientrò a Campobello. A dicembre Cosimo Leone si adoperò per recapitargli il cd della Tac, per mostrarlo poi ai medici specialisti. A Leonardo Salvatore Gulotta, 31 anni, di Campobello di Mazara, operaio agricolo, si contesta di avere reso a disposizione di Messina Denaro una sua utenza telefonica.

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