Sono indignato, profondamente risentito e seccato, insofferente oltre ogni umana misura, per l’esasperazione inutile che ha portato a un punto limite la polemica sul concerto del Volo.
I detrattori hanno iniziato come un gruppetto di frustrati, un piccolo fenomeno da baraccone che l’intelligenza poteva ancora tollerare. Poi sono diventati un circolo di fanatici, esclusi dalla vita politica per ciò che non avevano potuto ottenere da una società civile che li considera giustamente inutili e dannosi. Da quel momento hanno iniziato a sentirsi perseguitati, vivendo un sentimento che ha un nome precisissimo: paranoia, cioè un’interpretazione delirante della realtà che li circonda.
Ad Agrigento qualcuno ha creduto di poterlo fare, e crede di poterlo ancora fare, ma siamo giunti al punto in cui il buonsenso, l’intelligenza, la difesa della comunità e soprattutto dell’ordine pubblico impongono una reazione severa, il coraggio di una presa d’atto, e soprattutto la verità sui detrattori che da odiatori sociali sono diventati sobillatori (come abbiamo scritto qualche giorno fa, chiedendo l’intervento delle Istituzioni), cioè hanno un progetto e degli obiettivi: ignobili, squallidi, per interessi personali, per benefici che non hanno saputo ottenere con i loro meriti, per incarichi e ruoli a cui ambiscono con una perseveranza alienata e ricattatoria.
Questa gente che tra loro mal si sopporta (qualche evidente caso comincia a venire alla luce…) sta insieme perché condivide le proprie miserie e la delusione di non essere come avrebbero voluto essere (ad esempio un mancato assessore…), cioè come gli altri che criticano. E si impegnano fino alla malattia (basta guardare gli ultimi video: totalmente invasati…), senza sosta, scrutando dal buco della serratura: guardoni, e come tutti i guardoni sono tristi e patetici. Il concerto del Volo e le conseguenze sull’immagine nazionale di Agrigento ha reso il fenomeno serio e non più procrastinabile per la necessità di combatterlo, per il bene di una città che non merita il fango che qualcuno vuole farle inghiottire.
Invenzioni belle e buone, pellicce, abiti con maniche lunghe, cappotti, biglietti a 150 euro, dress code, squallidi video di chi vorrebbe far ridere le persone, compensi esosi (senza sapere una mazza) hanno consentito loro di sopravvivere all’afa opprimente di questi giorni.
E c’è chi prega e fa le macumbe affinchè stasera e domani sera possa diluviare. Attenzione però; non vogliono una pioggia diffusa che potrebbe riempire qualche invaso; vogliono la classica nuvoletta di Fantozzi per arrecare danni all’evento. Come dire, una pioggia circoscritta. Criticano fino a morire quelle cose belle che accadono in questa città. E voi siete una cosa bellissima!
La forza di una intera città che vuole e deve riprendersi non può essere sconfitta da un una maniata (così il compaesano Piero Barone mi comprenderà sicuramente) di “articoli insignificanti” il cui unico mestiere è quello di sputare fango.
A nome mio, interpretando i sentimenti di Agrigento e degli agrigentini onesti, porgo le mie scuse agli artisti del Volo, avendo fiducia sulla loro capacità di pensare Agrigento ancora come “la più bella tra le città mortali”.
E mi onoro di farlo, gentile trio, nella piena consapevolezza che in questo momento rappresento il 99,98% dell’intera popolazione agrigentina, quella perbene, incazzata contro un misero gruppo di manigoldi (ingannatori) che vorrebbero intavolare la terza guerra mondiale ma che l’arma più potente in loro possesso sono le miccette spaventapasseri.
Auguri a voi, giovani, forti e belli. Ricordare l’accoglienza che vi è stata riservata in America, in quella èlite d’America, e guardare cosa hanno fatto in questi giorni quattro miserabili di diffusa insipienza, viene il voltastomaco.
Tornate ad Agrigento, nonostante queste criticità. Siamo certi che nel momento in cui rimetterete piede nella Valle dei Templi gli odiatori sociali saranno già disintegrati da un pezzo.
E certamente l’accoglienza sarà diversa.