L’Aica nasce senza soldi e con una montagna di debiti. In primis quello con la Regione di 10 milioni di euro quale prestito d’avvio da restituire in cinque anni con gli interessi. Il debito è spalmato sui 33 Comuni. A questa ingente somma deve aggiungersi 1.2 milioni di euro di debito con il gestore dell’energia elettrica. L’Aica ha raggiunto un accordo per spalmare tale somma in tre rate. La prima non sarebbe stata onorata e il gestore elettrico ha ridotto sensibilmente la potenza di energia erogata stoppando, di fatto, diversi impianti idrici.
C’è il debito con il personale al quale non è stato liquidato la spettanza di agosto e riteniamo che non sarà liquidata anche quella di settembre. I sindacati hanno già minacciatolo sciopero. Il personale pesa sull’Aica circa 2 milioni di euro, inclusi gli oneri previdenziali. A fine settembre il debito relativo alle spettanze e agli oneri previdenziali ammonteranno a circa 4 milioni di euro. La consortile Aica ha emesso le fatture per 3 milioni di euro. Ma non sono subito incassabili. Aica pensa din incassarne per una somma di 1 milione di euro. Una cifra che è una goccia nel mare di debiti.
Ma c’è un altro problema, la nomina del direttore generale dell’Aica. L’Assemblea dei sindaci dell’Aica, con in testa la dirigenza della nuova Consortile idrica, hanno già bocciato l’idea che l’ex commissario della Girgenti Acque Gervasio Venuti possa diventare nuovo direttore generale della società pubblica. Una candidatura apprezzata e sostenuta dal Consiglio di Amministrazione dell’Aica. Ma, ecco l’ostacolo: non ha trovato d’accordo i sindaci che ritengono questa individuazione inopportuna (soprattutto perché potenzialmente foriera di polemiche per una percepita continuità con la gestione commissariale precedente) e che chiedono adesso una nuova procedura pubblica, più aperta e che possa individuare una rosa da cui scegliere più ampia.
L’ingegnere Venuti, persona perbene e preparata, è stata dagli stessi sindaci osannata per l’impegno profuso e la serietà professionale. Adesso, hanno cambiato idea.
A queste già consistenti difficoltà bisogna aggiungere le deliberazioni dei Consigli comunali che devono approvare le delibere con cui si accollano il debito, per quota parte, della Regione (i famosi 10 milioni di euro).
Il tempo scorre, l’acqua no. Tanti comuni agrigentini stanno soffrendo una erogazione di acqua insufficiente, con turni che spesso saltano e con tempi assai ridotti di erogazione. I guasti si moltiplicano, gli interventi manutentivi diminuiscono.
Domani, intanto, si riunisce l’assemblea sei soci. Altri nodi verranno al pettine?