E’ triste vedere una città millenaria addormentarsi su stessa: senza respiro, senza anima, senza intelletto: solo alla ricerca di un rifugio antivirus con guanti e mascherine, in una guerra che non sconfiggerà mai gli animi creativi, ma che pure costringe al sopore intellettuale e culturale.
Ci avviamo a celebrare il 2600.mo anno della fondazione della nostra Agrigento…ma solo parole…parole…parole: solo una grandiosa sconfitta da covid 19.
E’ tutto chiuso, tutto serrato; le mascherine sono diventate bavagli insormontabili della parola e della mente, dei pensieri e dei ragionamenti.
Eppure basta un passeggiata, un giro in via Atenea – nel salotto buono- per registrare le molteplici tracce di vitalità e di attività sociale e culturale, fino a ieri rumorose e a tratti ingombranti – se l’attività artistica possa essere mai ingombrante.
Subito, all’ingresso, il Circolo Operaio Feace, luogo di aggregazione quotidiana e di scambio di opinioni, accese o concordi. Con furia e acquietamento.
Subito dopo la Galleria Minacori dove ancora- fissata nel tempo- respira, in uno spazio chiuso, la straordinaria mostra fotografica di Angelo Pitrone con ritratti fondamentali a Sciascia e alla sua scienza letteraria, non sempre capita e condivisa.
E di fronte la bella libreria di Alessandro Accurso, animatore settimanale di presentazioni di libri, con relativo dibattito, dinanzi le statue silenziose della Chiesa del Purgatorio. Silenziose e riflessive. Quasi Angeli protettivi, Muti ma-come sembra- dissenzienti.
E poi il Centro Culturale Pasolini, il più storico, tra i contemporanei, che ha proposto e vissuto momenti di formidabile vivacità culturale, artistica e intellettualmente provocatoria.
E ora ecco la discesa Giambertoni dove ha parlato, ha recitato, ha suonato, ha detto le mille parole di diverse anime il bel teatro della Posta Vecchia di Giovanni Moscato: luogo di vita e di vivacità drammaturgica impegnata e brillante, satirica e popolare. Ed ancora, ad angolo, la nova libreria Mondadori -con il suo prospetto classicheggiante- con libri che parlano di fantastici sogni e di probabili e improbabili realtà. Ma oggi tutti improvvidamente tacitati. E ancora avanti: languido e patetico il Circolo del Nobili, quello, sì, silenzioso e muto da anni. Buono solo come spazio di affissioni culturali, che riescono a ricoprire la polvere di antica superata gloria.
E giù, dieci gradoni sotto, il prestigiosissimo Centro Nazionale di Studi Pirandelliani dell’indimenticabile maestro Enzo Lauretta.
Il Circolo dei Nobili, definitivamente decaduto, è riscattato dal “sopravvenente” Circolo Culturale Empedocleo, vero centro di propulsione culturale di una città viva, quando è viva, con i suoi appuntamenti programmati di concerti di musica classica, con le stagioni vivacissime del Teatro da Camera , giunte alla quarta edizione con proposte di altissimo livello drammaturgico, con i colti convegni, con presentazioni di romanzi e di sillogi poetiche, e ancora con belle mostre di pittura ,di fotografie d’arte, di documentazione storica antica e moderna :un vero braciere di pensieri e di costruzioni culturali, giorno dopo giorno. Sontuoso nel suo colonnato.
Non meno sontuoso, ma più icastico, il dirimpettaio Palazzo ex Filippini, con quadri di maestri storici, con spazi di incontri culturali e di concerti e di mostre, e di convegni sociali, politici, filosofici e storici. Dialettiche a confronto. Pupi Siciliani a minacciare.
E più giù la maestosità del teatro Pirandello con le sue stagioni un pò vanitose e spendaccione, ma comunque sempre conduttrici di comunicazioni culturali. Spazio accuratamente offerto ai grandi gruppi agrigentini, di danza e di musicals: quando la città vive.
Via Atenea: vista come da un drone (ormai in uso): un boulevard di cultura, di ansie spirituali, e, al tempo stesso, di ansie religiose con chiese e i oratori. Auditorium e Navate di cultura. Una città viva.
Ora tutto sembra dimenticato, colpevolmente dimenticato. Tutto soffocato da un virus che non ha anima ma solo particelle che riescono a condurre pateticamente una città millenaria verso una conformità omogenea e inaccettabile di silenzi artistici e di mutismi intellettuali. Ritrovare l’anima creativa.
Ecco il punto.
Mario Gaziano