“Agrigento addormentata” di Mario Gaziano

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E’ triste vedere una città millenaria addormentarsi su stessa: senza respiro, senza anima, senza intelletto: solo alla ricerca di un rifugio antivirus con guanti e mascherine, in una guerra che non sconfiggerà mai  gli animi creativi, ma che pure costringe al sopore intellettuale e culturale.

Ci avviamo a celebrare il 2600.mo anno della fondazione della nostra Agrigento…ma solo parole…parole…parole: solo una grandiosa sconfitta da covid 19.

E’ tutto chiuso, tutto serrato; le mascherine sono diventate bavagli insormontabili della parola e della mente, dei pensieri e dei ragionamenti.

Eppure basta un passeggiata, un giro in via Atenea – nel salotto buono- per registrare le molteplici tracce  di vitalità e di  attività sociale e culturale, fino a ieri rumorose e a tratti ingombranti – se l’attività artistica possa essere mai ingombrante.

Subito, all’ingresso, il Circolo Operaio  Feace, luogo di aggregazione quotidiana  e di scambio di opinioni, accese o concordi. Con furia e acquietamento.

Subito dopo la Galleria Minacori dove ancora- fissata nel tempo- respira, in uno spazio chiuso, la straordinaria mostra fotografica di Angelo Pitrone con ritratti fondamentali a Sciascia e alla sua scienza letteraria, non sempre capita e condivisa.

E di fronte la bella libreria di Alessandro Accurso, animatore settimanale di presentazioni di libri, con relativo dibattito, dinanzi le statue silenziose della Chiesa del Purgatorio. Silenziose  e riflessive. Quasi Angeli protettivi, Muti ma-come sembra-  dissenzienti.

E poi il Centro Culturale Pasolini, il più storico, tra i contemporanei, che ha proposto e vissuto momenti di formidabile vivacità culturale, artistica e intellettualmente provocatoria.

E ora ecco la discesa Giambertoni dove ha parlato, ha recitato, ha suonato, ha detto le mille parole di diverse anime  il bel teatro della Posta Vecchia di Giovanni Moscato: luogo di vita e di vivacità drammaturgica impegnata e brillante, satirica e popolare. Ed ancora, ad angolo, la  nova libreria Mondadori -con il suo prospetto classicheggiante- con libri che parlano di fantastici sogni e di probabili e improbabili  realtà. Ma oggi tutti improvvidamente  tacitati. E ancora avanti: languido e patetico il Circolo del Nobili, quello, sì, silenzioso e muto da anni. Buono solo come spazio di affissioni culturali, che riescono a ricoprire la polvere di antica superata  gloria.

E giù, dieci gradoni  sotto, il prestigiosissimo Centro Nazionale di Studi Pirandelliani dell’indimenticabile maestro Enzo Lauretta.

Il Circolo dei Nobili, definitivamente decaduto, è riscattato dal “sopravvenente” Circolo Culturale Empedocleo, vero centro di propulsione culturale  di una città viva, quando è viva, con i suoi appuntamenti programmati di concerti di musica classica, con le stagioni vivacissime del Teatro da Camera , giunte alla quarta edizione con proposte di altissimo livello drammaturgico, con i colti convegni, con presentazioni di romanzi e di sillogi poetiche, e ancora con belle mostre di pittura ,di fotografie d’arte, di documentazione storica antica e moderna :un vero braciere di pensieri e di costruzioni culturali, giorno dopo giorno. Sontuoso nel suo colonnato.

Non meno sontuoso, ma più icastico, il dirimpettaio Palazzo ex Filippini, con quadri di maestri storici, con spazi di incontri culturali e di concerti e di mostre, e di convegni sociali, politici, filosofici e storici. Dialettiche a confronto. Pupi Siciliani a minacciare.

E più giù la maestosità del teatro Pirandello con le sue stagioni un pò vanitose e spendaccione, ma comunque sempre  conduttrici di comunicazioni culturali. Spazio accuratamente offerto ai grandi gruppi agrigentini, di danza e di musicals: quando la città vive.

Via Atenea: vista come  da un drone (ormai in uso): un boulevard di cultura, di ansie spirituali, e, al tempo stesso, di ansie religiose con  chiese e i oratori. Auditorium e Navate di cultura.  Una città viva.

Ora tutto sembra dimenticato, colpevolmente dimenticato. Tutto soffocato da un virus che non ha anima ma solo particelle che riescono a condurre pateticamente   una città millenaria verso una conformità omogenea e inaccettabile di silenzi artistici  e di mutismi intellettuali. Ritrovare l’anima creativa.

Ecco il punto.

Mario Gaziano

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