Agrigento, caso Cardiologia e Asp: la città dei mandanti e degli esecutori materiali

Condividi

La tristissima vicenda venuta fuori dopo che un solo quotidiano on line aveva pubblicato la notizia del siluramento del Cardiologo-Emodinamista Giuseppe Caramanno ha aperto scenari tipici pirandelliani dai quali, (senza che nessuno ce lo avesse suggerito…) prima ci ha tenuti ben lontani dal partecipare ma oggi, con le nuove scenette e soprattutto i nuovi personaggi che si sono aggiunti, impongono una seria riflessione su quanto sta accadendo.

Come spesso non accade, ma accade, questa volta ci sentiamo pienamente nel diritto di scendere in campo per il semplice fatto che questo giornale, da sempre e soprattutto da solo, ha lanciato campagne editoriali fortissime contro l’Asp di Agrigento e a tutti i politici della Regione siciliana che ruotano attorno al comparto sanità.

Dai tempi di Ficarra, il noto “risparmiatore” fino ad arrivare all’anno scorso, quando ad Agrigento qualcuno ha “avuto il lusso” di morire di malaria per la mancanza di un reparto di malattie infettive all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.

Oggi, con una allarmante semplicità, pochi (per fortuna) dimenticano e cancellano con un colpo di spugna quanto ciò accaduto. Ed invece di sorridere in faccia ai “muti per necessità” sciorinano con poca eleganza epiteti contro chi si è esposto in modo pesante, rischiando non solo minacce di querele ma anche di ben altra natura. Ma tant’è. Continuiamo a mantenere le spalle larghe e pienissima consapevolezza di non appartenere a questo o a quell’altro “clan” politico.

L’unico clan al quale apparteniamo fino ai capelli è quello del rispetto e del diritto della salute di ogni cittadino, di ogni paziente che ha bisogno di cure. Aggiungiamo fieri: “Felicissimi di appartenere a questo clan”. La storia, come quella di Garibaldi e Napoleone è scritta; il nostro archivio, accessibile a chiunque, è la nostra storia. E la storia non si può cancellare.

La polemica mediatica con i vertici politico-sanitari infuocò con l’avvento del Covid 19, sempre in piena solitudine. E mentre l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza chiedeva conto (ma senza avere ragione) sui miei articoli, l’altra politica che adesso sta uscendo fuori per misere battaglie personali mostrava un assordante silenzio.

Arrivò il nuovo Commissario all’Asp e fiduciosi, attendemmo una svolta sanitaria agrigentina che prima nessuno aveva mai saputo dare. Zappia si presentò con un curriculum di tutto rispetto e l’ottimismo era sempre più crescente.

Ad Agrigento, come purtroppo sta accadendo adesso (vanamente) con il primario Giuseppe Caramanno basta un nonnulla per abbattere decine e decine di anni di prestigiosa professionalità. Basta un titolo di un articolo per creare scompiglio e depistaggi.

Non possiamo e soprattutto non dobbiamo entrare nel merito di quanto accaduto dopo il “siluramento” di Caramanno da Capo Dipartimento; le questioni tecniche non fanno parte del nostro lavoro. Denunciamo se in ospedale mancano i guanti; denunciamo se l’ospedale è sporco; denunciamo se in ospedale mancano le mascherine; denunciamo se in ospedale accade di tutto. Abbiamo anche denunciato che a Canicattì c’è un primario di Cardiologia non particolarmente aduso ad ascoltare i consigli di un Direttore Generale dell’Asp ma di un soggetto che oggi ha aperto i conti con la Legge.

Di contro non possiamo dare soluzioni con algoritmi e teoremi più che pitagorici per capire se è meglio o peggio chiudere un reparto rispetto ad un altro oppure se occorre mantenere le prestazioni aggiuntive (ndr). Pensate che questo sia un problema che può risolvere un giornalista?

Certo, fa specie se il Commissario Zappia si meraviglia del “tanto rumore” attorno alle vicende Caramanno e Li Calzi. Un titolo di quel genere che colpisce un professionista con tanto di storia (e non sulla carta) non può non fare rumore.

I siluri si usano in guerra, nella battaglia navale; ma soprattutto i siluri si usano per colpire ed affondare l’avversario, il nemico.

Giuseppe Caramanno non è un nemico da abbattere ma è un professionista; ha un grande “difetto”: invece di usare i siluri come il collega giornalista, si arma di buona volontà e salva ogni giorno almeno due vite umane, ottimamente collaborato da una equipe di elevata professionalità.

Oggi l’Emodinamica agrigentina è certamente fra le più brillanti non solo in Sicilia ma anche nel Mezzogiorno d’Italia. Strano, ma vero! Un dato, questo, che non può e non deve passare inosservato per nessuno. Tutti inclusi.

Così come è storia il fatto che in molti (che riconoscono i nostri precedenti e non cancellano con una spugna tutto quanto di buono effettuato), hanno chiesto sulle nostre pagine di facebook (ma anche con tante mail) il perché del nostro provvisorio quanto provvidenziale silenzio su un cortile mediatico che non ci appartiene ma che oggi si è fatto assai antipatico, che colpisce un professionista come Giuseppe Caramanno.

Ma continuiamo ancora.

Quando si parla di professionalità Giuseppe Caramanno non ha bisogno le difese di chicchessia. Oggi sorgono come funghi interventi di politici che hanno tanto il sapore di battaglie contro altri più che vere e proprie difese della professionalità. Ci chiediamo dove erano appena un anno fa molti onorevoli agrigentini quando il sottoscritto sbraitava da questo giornale che in ospedale e perché no, anche in Emodinamica, mancavano persino i guanti per potere operare?

Da qualche mese il risveglio pre-primavera. Alcuni deputati regionali scrivono almeno una interrogazione al giorno per svariati motivi. Leggere, però, una amorfa difesa a favore di Caramanno fa male anche agli occhi.

Quando c’era bisogno di interventi duri e decisi, nessuno parlava; oggi che c’è una guerra da combattere contro il nemico politico ci si inventano persino le note stampa.

Che si tratti di una guerra personale è chiaro. Non fosse altro perché a “difendere” il dott. Caramanno è stato un politico che prima ha chiesto l’accesso agli atti per capire meglio la vicenda del siluramento (Canicattì-Licata) e successivamente (ieri) ha dichiarato l’esatto contrario: “Canicattì e Licata non sono figli di un dio minore…”

E allora: si amu a cugliuniuari, cugliuniamu; se vogliamo avere una sanità più efficiente ci si deve comportare diversamente.

Poi ieri, l’intervento di un consigliere comunale; poi l’ex sindaco che forse per un momento avrà dimenticato di essere stato il principale ufficiale sanitario anche quando in ospedale mancavano le mascherine.

In questo teatrino poco edificante si specula e si gioca con la figura di un professionista serio e capace come il dott. Caramanno, il quale certamente non ha bisogno di difese di ufficio da questo o dall’altro politico.

Agrigento da sempre, ma soprattutto nell’ultimo anno, ha vissuto momenti drammatici con la sanità ed oggi sorge spontanea la domanda: “Ma dove eravate?”

Infine, non posso non sottolineare la bella impressione che mi ha fatto l’on. Di Mauro quando parlammo più volte per motivi giornalistici di sistemare la sanità agrigentina. Grandi propositi, grandi progetti e grandi idee.

Purtroppo, nella vita, non si vive di soli propositi ma occorrono i fatti. Di Mauro, in questo momento, ha lasciato fuori i fatti ed ha messo dentro i buoni propositi.

Troppo poco, onorevole. Continuiamo ad avere fiducia in lei, ma si sbrighi…

N.B. Perché questo titolo? Agrigento, purtroppo, è nota come la città dei mandanti e degli esecutori materiali. Non c’è una cosa che tu faccia se dietro non c’è qualche occulto suggeritore. Tutto ciò emerge con grandezza quando si parla di politica. Ed ecco quindi: se scrivi di Gallo, il suggeritore è Iacolino; se scrivi di Iacolino, il suggeritore è Gallo; se scrivi di Di Mauro, il suggeritore è Pullara; se scrivi di Pullara, il suggeritore è Di Mauro; se scrivi della Savarino, il suggeritore è Di Mauro; se scrivi di Di Mauro, i suggeritori sono la Savarino e Gallo.

La cosa più bella è la seguente: se scrivi, è perché te lo suggerisce Di Mauro; se non scrivi è perché…te lo suggerisce Di Mauro!!!

Va campa…

In un bordello credo che ci siano meno difficoltà oggettive…

Notizie correlate

2 Thoughts to “Agrigento, caso Cardiologia e Asp: la città dei mandanti e degli esecutori materiali”

  1. In un bordello ci sono le buttane dichiarate…. Qui no!

  2. leonardo

    il dr. Caramanno brillante professionista,attaccatissimo al suo lavoro tanto da averne fatto una missione portando l’emodinamica di Agrigento alla ribalta nazionale,il reparto è senza dubbbio il piu’rappresentativo dell’ospedale di Agrigento.Non so cosa sia successo ma spero,per tutto il territorio della provincia,che il Direttore Generale torni sui suoi passi perchè non puo’ essere buttata via cosi’ una RISORSA DI TALE PORTATA. Sarebbero,casomai altre le persone messe in posti apicali,responsabili sanitari di dstretti,che dovrebbero essere presi cacciati via. E sicuramente non il dr.Caramanno

Leave a Comment