Si parla tanto del contrasto della povertà educativa. Si dice anche che la nostra scuola è l’arma più potente contro la criminalità. Si parla anche nei salotti TV a “circuito” chiuso solo per “intellettuali” amici, che il lavoro è una dimensione fondativa dell’individuo. Quando viene meno la certezza di potere costruirsi un futuro, attraverso il proprio impegno, viene meno anche la spinta di sognarsi nel mondo, di essere uomini e donne di cambiamento, perché si intuisce che se non lo si potrà essere per se stessi, figurarsi per il prossimo. Si dice anche che nella scuola la democrazia è prassi, (dovrebbe), un luogo in cui si praticano regole di democrazia, in cui si respira la democrazia. In poche parole, un laboratorio di cittadinanza. Purtroppo, la centralità dell’Istituzione scuola nello sviluppo della qualità della vita democratica, ad oggi è rimasta nella carta e nei pensieri dei vari ministri della pubblica istruzione e merito come si chiama oggi, se non si avvia un reale, consapevole, condiviso e praticabile percorso in cui la scuola dell’emancipazione e dell’inclusione diventa nei fatti la scuola del “non uno di meno”. Un percorso che alla base deve “cementare” i suoi pilastri con personale tecnico, amministrativo, ATA ecc, altrimenti si rischia di fallire miseramente – altro che merito – Al Sud le scuole sono allo stremo. Basta andare in giro per le scuole della Sicilia- Calabria – Puglia- Campania – Cattedre vuote e corridoi sguarniti. Tanti istituti non possono tentare neanche la carta delle sostituzioni, in quanto il personale lo hanno al completo ma insufficiente per le mansioni da svolgere. Senza l’aggiunta dell’organico Covid e con le sanificazioni quotidiane ancora da garantire – ci sono scuole senza personale a sufficienza per tenere aperto il plesso – denunciano dall’associazione nazionale presidi. Il prezioso personale “covid” preso dopo due anni di “trincea” pandemica, a pedate nel culo, ha fatto emergere una montagna di criticità. Criticità mai sottoscritte (nero su bianco) dai DS o dai Provveditorati territoriali. Al Presidente dell’ANP Prof. Giannelli dico: “facciamo rumore”; la ripresa dell’innovazione del FARE SCUOLA deve passare anche attraverso l’incremento del personale. Le urgenze e l’affanno che segnano il lavoro di chi opera nella scuola, sollecitano l’approfondimento sul vero problema che è sotto gli occhi di tutti. Non si può rinunciare al ruolo della scuola come ambiente di “decondizionamento sociale”. La scuola è una meravigliosa Istituzione, in grado di costruire un futuro migliore e di vivificare la nostra splendida Costituzione.
Un futuro che deve fortemente comprende anche il personale ex covid,il quale ha contribuito alla sua crescita – conclude Aldo Mucci del direttivo nazionale scuola –