Aldo Mucci, Sgb: “Camerieri, Maitre e Chef. “Volete i lavoratori? Pagateli”

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Quante volte assistiamo alle dichiarazioni di tanti ristoratori che nei salotti televisivi continuano a sostenere:  “cerco camerieri e non trovo nessuno”, “tutti rifiutano per stare a casa con il reddito di cittadinanza”, “offro un lavoro in regola ma i giovani vogliono il weekend libero”. SGB in meno di due settimane, ha raccolto decine di testimonianze di lavoratori della ristorazione. Di seguito alcune: Lavoro in un bar di Palermo dalle 6 del mattino alle 15 tutti i giorni, senza alcun giorno di riposo, per 850 euro al mese. (Lo stipendio base di un cameriere in base agli accordi di categoria dovrebbe essere di 1.400 euro).

Ho 48 anni, un figlio che va a l’università. Mi sfruttano, ma se vado via, chi mi prende a lavorare a 48 anni?  Non trovo nulla, non so davvero che fare”, racconta Giuseppe. Pino  è stato assunto come chef di cucina con un contratto part-time da 4 ore al giorno: “Ho detto che percepivo il reddito di cittadinanza, per cui chiesi di essere messo in regola a tempo pieno. Mi risposero di no perché avrebbero dovuto pagare troppe tasse: o part-time o nulla. Ho dovuto accettare. Filippo è un maître e ha lavorato per due anni in un ristorante nel catanese. Assunto con un contratto in regola, 6 ore e 40 al giorno, in realtà lavorava più del doppio delle ore effettivamente retribuite: “Mettevo mani  alle 10 e mezza del mattino e lavoravo fino a pomeriggio inoltrato, poi riattaccavo alle 17.30 per staccare verso l’una di notte. Ho stretto i denti solo perché ho una bambina di due anni, altrimenti sarei andato via”. Giovanni lavora nella ristorazione da quando aveva 12 anni: “In questo settore si lavora dalle 10 ore al giorno in su, le vessazioni non si contano, le minacce di licenziamento per qualsiasi cosa sono all’ordine del giorno. Se poi disgraziatamente ti fai male sul posto di lavoro? In ospedale devi dire che è successo a casa”.

Prosegue Andrea: “Avevo un solo riposo a settimana, ma se quel giorno c’erano prenotazioni, venivo chiamato in turno per 20 euro. Potevo rifiutare? Se lo facevo, c’erano le ritorsioni” Ed ancora: In tanti come me sono scappati da quel posto, ma il problema è che nella mia città,tutti i ristoratori propongono condizioni del genere: prendere o lasciare. I controlli?  Ogni tanto la polizia municipale a verificare che il ristoratore abbia pagato il suolo pubblico ,ma altri controlli non ne ho mai visti prosegue Andrea.“Questo mestiere è come una droga: o hai la passione nel sangue o non resisti. E’ un lavoro che dà tante soddisfazioni se trovi il giusto compromesso, ma ti toglie tutto, gli amici, le feste, il riposo, il tempo libero”.

“Si vive solo per lavorare.  Resta il fatto che nei programmi di approfondimento è tornato di moda il format che vuole l’imprenditore lamentarsi di quanto sia difficile trovare gente da assumere. Perché i lavoratori non sono più quelli di una volta e anziché sgobbare oggi preferiscono incassare il reddito di cittadinanza. Nessuno parla di paghe da fame che talvolta partono da un minimo di 500 euro” e di orari di lavoro mai rispettati. Le 40 ore settimanali sono solo sulla carta. “In pratica si lavora sette giorni su sette, anche per 70-80 ore a settimana. Per fortuna ci sono ristoratori onesti, che trattano il personale con dignità, ma sono mosche bianche.

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