Da qualche anno, mi occupo anche di disabilità. Disabilità nelle scuole, nella vita di ogni giorno. Non mi è bastato frequentare i bambini disabili, le loro famiglie. Non mi è bastato scendere in piazza, con le mamme dei bambini disabili gravi, per difendere i loro sacrosanti diritti. Ho voluto approfondire, iscrivendomi al corso: Disabilità globale, ricerca e prove, della London School of Hygiene e Tropical Medicine di Londra e all’Università di Modena e Reggio Emilia. Si aperto un mondo. Ogni giorno persone con disabilità e le loro famiglie combattono per accedere ad aspetti della vita che per la maggior parte dei cittadini sono scontati, dal frequentare la scuola, all’uso dei trasporti pubblici. Scopri che non ci sono solo barriere architettoniche, ma altre barriere, quelle più dure, quelle culturali, che ancora non riusciamo a superare. La disabilità pone problemi di accettazione e di atteggiamento, non solo per quanto riguarda le politiche, il sostegno economico, i servizi dedicati, l’accesso alle prestazioni. La disabilità pone problemi innanzitutto dal punto di vista sociale e psicologico in quanto ci pone di fronte a temi che turbano le nostre coscienze. Purtroppo non tutti si turbano. C’è chi nelle Istituzioni, rimane “malsofferente” al solo parlare di disabilità. Quando poi a farlo è il “nuovo” Ministero per la disabilità, abbiamo toccato il fondo. Potrei citare decine di sentenze della Corte Costituzionale che affermano che i disabili non costituiscono un gruppo omogeneo. Vi sono, infatti, forme diverse di disabilità: alcune hanno carattere lieve e altre gravi. Per ognuna di esse è necessario individuare meccanismi di rimozione degli ostacoli che tengano conto della tipologia di handicap (oramai un vecchio termine in disuso). Non è bastata nemmeno la celebrazione della Giornata Internazionale delle persone con Disabilità, le tante convenzioni ONU, per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita, nella scuola, nell’università, nel lavoro e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza nello Stato di cultura contemporaneo. Pochissimi sforzi sono stati fatti, in modo particolare, rispetto ai pregiudizi che ancora si manifestano nei confronti delle persone disabili. Nonostante l’elevata presenza di disabili, la politica e in particolare le politiche di welfare in Italia stentano a farsi carico del problema. La spesa pubblica per disabilità è una delle più basse tra le economie avanzate europee. Un ruolo fondamentale lo occupa la famiglia, l’associazionismo, quali devono continuare a tenere i fari accesi su un mondo ancora sconosciuto a molti. Il sostegno è un fatto culturale, combatte la povertà educativa, e costituisce una tappa dell’integrazione sociale di un vero ordinamento democratico che tutela la dignità umana. Quello che ancora oggi manca al nostro Paese.
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