Tra tutti i proclami politici,quelli legati al PNRR sono i più eclatanti. Il Paese subirà una grande trasformazione che lascerà nel tempo, una preziosa eredità alle generazioni future, dando vita a una crescita economica più robusta, sostenibile e inclusiva. Quello della scuola addirittura ti lascia a “bocca aperta”. Il PNRR prevede 6 riforme e 11 linee di investimento. Finalmente l’Europa ha capito che in Italia c’è bisogno di una scuola innovativa, sostenibile, inclusiva e sicura. Gli aggettivi ti riempiono il cuore di speranza. Provate ad immaginare la scuola italiana a braccetto con quella svedese,tedesca,inglese. Quanto orgoglio! Provate ad immaginare il sacrosanto diritto allo studio,la dispersione scolastica,la povertà educativa. Il PNRR scuola, con un colpo di spugna cancellerà anni di sofferenze dovute ad una politica sorda,incapace e indifferente. Provate ad immaginare un nuovo sistema educativo dove si formeranno gli studenti pronti ad affrontare il futuro con determinazione e competenze. Provate ad immaginare la formazione del personale,le procedure di reclutamento. Tutto sostenuto e “blindato” dalle linee guida della Commissione europea. Quanto orgoglio! Finalmente un traguardo tutto italiano. Finalmente gli studenti si prepareranno al futuro. Il ministro dell’Istruzione ha fatto bene ad aggiungere il MERITO al Dicastero,in quanto la riforma garantirà un continuo sviluppo professionale e di carriera del personale scolastico attraverso l’istituzione di una Scuola di Alta formazione e formazione continua per dirigenti scolastici, insegnanti e personale ATA. Lo sguardo si ferma agli obiettivi del PNRR, alla fine del discorso. Le ultime dieci righe ti lasciano “a bocca aperta” Il ministro della scuola, “per non saper leggere ne scrivere” mette in campo la sua strategia che prevede una riduzione del numero delle studentesse e degli studenti per classe e il dimensionamento della rete scolastica. Tutto a vantaggio della qualità, del MERITO. Un sistema educativo “striminzito” privo di personale, DSGA,insegnanti,amministrativi,ATA ecc. Abbiamo raggiunto un punto,nella storia della scuola, in cui le cattive abitudini – continuità con la vecchia politica – non possono più essere tollerate. La scuola sta precipitando nella povertà e nel decadimento. Abbiamo il dovere morale e civile di dire basta. Lo dobbiamo ai nostri precari, agli sfruttati ex covid, alle future generazioni,a quei pochi dirigenti scolastici che hanno avuto il coraggio di ribellarsi ad un sistema assurdo e totalitario. Bisogna ripensare alla scuola,a partire dalle fondamenta, i lavoratori.
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