Alfonso Cicero al maxi processo “Montante”

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L’ex presidente dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, Alfonso Cicero, ascoltato come testimone al maxi processo sul cosiddetto “Sistema Montante”.

Altra udienza, innanzi alla sezione penale del Tribunale di Caltanissetta presieduta da Francesco D’Arrigo, al maxi processo sul cosiddetto “Sistema Montante”, a carico di 30 imputati nell’ambito dell’inchiesta imperniata sull’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, tra il filone del presunto dossieraggio e della rivelazione di notizie riservate con accessi abusivi ai sistemi informatici di polizia, tramite scambi di favori ad elevatissimo livello tra le forze dell’ordine e non solo, e il filone politico, ovvero l’intreccio di interessi ruotanti intorno al governo Crocetta, in carica tra il 2012 e il 2017.

E’ stato ascoltato Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, già bersaglio di numerose e gravi ritorsioni da parte di Montante e dei suoi sodali (come emerso da diverse inchieste della Direzione distrettuale antimafia nissena), testimone ‘chiave’, parte offesa e parte civile. Nell’aula bunker del carcere “Malaspina”, Cicero ha risposto alle domande dei pubblici ministeri Claudia Pasciuti e Davide Spina, e tra l’altro ha affermato: “Ricordo le ‘trame’ e i ‘cambi di rotta’ posti in essere da Montante tramite l’assessore regionale all’epoca Linda Vancheri, sua ‘longa manus’, per defenestrarmi dalle aree industriali nonostante avessi condotto un’estesa azione di contrasto al malaffare. Rosario Crocetta era una ‘creatura’ di Montante, e l’ex senatore Giuseppe Lumia era il suo ‘braccio politico’. In occasione della campagna elettorale regionale del 2012, Lumia incaricò la segretaria di Crocetta di presentarsi dall’imprenditore ed ex assessore regionale, Marco Venturi, per farsi dare un contributo di 20.000 euro per le spese elettorali, che Venturi non diede. Montante ebbe a lamentarsi di tale fatto definendo Venturi una persona ‘tirchia’ ed esaltando, di contro, i suoi stretti amici imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, per avere dato un cospicuo contributo economico per la campagna elettorale di Crocetta.

Montante, nel mese di febbraio 2014, in presenza di Catanzaro, diede l’ultimatum a Crocetta per defenestrare dal governo regionale l’allora assessore regionale dell’Energia, Nicolò Marino, ‘colpevole’ di avere assunto posizioni pubbliche scomode contro la mala-gestione dei rifiuti. Catanzaro mi confidò che Montante stava tentando di diffondere, mediante una testata giornalistica on line, un dossier riguardante la vita di Marino, e lo stesso fatto mi confidò successivamente la Vancheri. Sia Catanzaro che la Vancheri, in periodi diversi, mi confidarono che Montante aveva bloccato la diffusione di un video scabroso, posseduto da una testata giornalistica, girato anni addietro a Tunisi, che ritraeva Crocetta in situazioni di intimità con bambini tunisini. L’esame testimoniale di Alfonso Cicero proseguirà l’8 luglio prossimo, con le altre domande che saranno formulate dai pubblici ministeri. L’8 luglio del 2022, dopo nove ore di camera di consiglio, la Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Andreina Occhipinti, a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta, ha condannato Antonello Montante a 8 anni di carcere, ovvero 6 anni in meno dei 14 anni inflitti in primo grado, il 10 maggio del 2019, dal giudice Graziella Luparello.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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