Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha dichiarato al Consiglio generale dell’Ance che prorogare lo split payment è ingiusto perché rappresenta un doppio svantaggio per le imprese e, quindi, è giusto abolirlo, specialmente a seguito dell’introduzione della fatturazione elettronica. E il capo politico del M5S, Vito Crimi, ha condiviso le preoccupazioni dell’Ance. Ma allora, perché il governo non torna subito indietro, prima che sia troppo tardi?
Scopriamo, infatti, che il partito anti-imprese che sta condizionando le scelte del governo del Paese sta cercando di assestare un colpo basso che potrebbe rivelarsi mortale per il sistema economico, soprattutto quello siciliano che è il più debole di tutti.
Ben prima del “lockdown” e, quindi, senza alcuna reale necessità o emergenza, il governo nazionale, di nascosto come fanno i “carbonari”, ha chiesto alla Commissione europea di autorizzare la proroga dello split payment, nonostante l’Agenzia delle Entrate abbia dimostrato con un Rapporto specifico che i risultati della fatturazione elettronica nella lotta all’evasione dell’Iva rendano ormai assolutamente inutile questo meccanismo che doveva essere a tempo, che doveva scadere lunedì prossimo e che si traduce, solo in Sicilia, in uno “scippo” annuo alle imprese di circa 250 milioni di euro, che si aggiungono ai tardati pagamenti della P.a. alle imprese per circa 800 milioni.
Ciò che è peggio è che, nella richiesta fraudolenta inviata a Bruxelles, il governo abbia spudoratamente sostenuto che i rimborsi statali dell’Iva alle imprese avvengono entro 74 giorni quando in realtà la stessa Commissione europea ha certificato che la media in Italia è di 63 settimane di ritardo, cioè 440 giorni. In più, il governo nazionale, se da un lato trattiene l’Iva dovuta alle imprese, dall’altro lato rinvia a settembre il pagamento dell’Iva che solo i terzi devono alle stesse aziende. Ciò significa che ogni attività è costretta a indebitarsi per coprire questo “scippo di Stato” e a pagare magari pure il consulente che deve obbligatoriamente certificare il credito Iva che poi eventualmente incasserà dopo più di un anno.
Dunque, il partito anti-imprese che sta condizionando il governo nazionale ha trasformato l’Iva da partita di giro a nuova tassa che, in questo momento di gravissima mancanza di liquidità, porterà una buona parte delle imprese siciliane a chiudere battenti entro settembre.
L’Ance Sicilia è al fianco dell’Ance nazionale che si batterà a Bruxelles per smascherare la manovra del governo nazionale, invita tutti i partiti che fanno parte della maggioranza ad essere coerenti con la loro dichiarata volontà di aiutare le imprese a ripartire, e chiede al governo regionale di inserire questo tema nel negoziato sui rapporti finanziari con lo Stato, immaginando forme di compensazione dei danni che questo ingiustificato prelievo sta provocando con un’unica certezza: non individua e punisce i pochi che non pagano l’Iva e colpisce le tante imprese che correttamente lo fanno da sempre.