Angelina Mango vince con un pezzo scritto da Madame e DarDust, due geni della musica
Nell’anno in cui Sanremo ha proposto le canzoni più brutte di sempre, quelle che sapevano di già sentito, con dei testi assolutamente banali, a vincere è stata Angelina Mango, che ha avuto la fortuna e l’onore di avere due autori per il pezzo “La noia” di grande rispetto, di caratura.
Perché Madame e Dardust sono due artisti veri, sono esperti di musica e di prosodia (e semmai qualcuno non sappia cosa sia può sempre googlare).
E loro hanno fatto di più, hanno anche cucito il pezzo sulla personalità di Angelina, sempre fedele alla sua età e alla sua capacità di mettere in evidenza la sua storia musicale.
Figlia di Mango e di Laura Valente, Angelina così come suo fratello, hanno imparato a conoscere la musica, ad entrarci dentro, a farla propria. Angelina ha enormi potenzialità e lo ha dimostrato anche nella serata cover quando sul palco dell’Aristob ha portato “la rondine” di suo papà, Pino Mango e non solo lo ha fatto a modo suo (con un arrangiamento eseguito meravigliosamente bene dall’orchestra della Rai) ma anche dimostrando di saper usare la voce, con dei vocalizzi veloci e difficili. Angelina deve continuare a studiare e a spalancare le braccia verso il mondo della musica che ha bisogno di cantanti bravi.
Non è un caso che abbiamo vinto anche il premio Premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale assegnato ad Angelina proprio dall’orchestra di Sanremo per la migliore composizione musicale, oltre all’ambito premio della sala stampa “Lucio Dalla”premia l’arte del canto e il talento della musica, celebrando la memoria dell’amato artista bolognese.
Qualcos’altro di interessante c’è stato, in questo festival lungo fino allo sfinimento.
Anche se ogni eravamo lì a chiederci cosa ci ricordasse quel pezzo. È stato un festival di mediocrità e “già sentito”.
Molti cantanti hanno scopiazzato anche i sé stessi dei tempi andati; pensiamo a Loredana Bertè (che vince il premio della critica Mia Martini). “Pazza”ricorda tanto “Dedicato”.
Anche i Negramaro sono sembrati la brutta copia di ciò che sono stati negli anni 2000.
Non ho apprezzato neanche la Mannoia che vince però il premio come miglior Testo con Mariposa”.
Le nuove leve non hanno convinto e neanche quelli che avevano discrete potenzialità.
Nel senso che a parte i pezzi orecchiabili che si prestano a divenire i tormentoni dell’estate (the kolors, Annalisa, Mahmood) la qualità anche del cantato ha lasciato molto a desiderare.
A salvare il festival sono stati alla fine i momenti in cui si sono palesate le emozioni e non è stata la musica a farlo.
Mamma Daniela che ricorda suo figlio Gio Gio Cutolo musicista ucciso, l’inno alla vita del maestro Allevi, Jannacci e Massini che cantano il diritto e la dignità del lavoro, il monologo di Teresa Mannino sul potere di una scelta che non sia a discapito del prossimo o del pianeta e poi la musica per come dovrebbe essere: quella di Giorgia, di Mengoni e di una Arisa esclusa dalla gara (ancora ci chiediamo perché) che però da fuori il palco dell’Ariston canta “la notte” in maniera emozionante.
Alla fine quest’anno ci siamo soffermati più su outfit trucco e parrucco che sulle canzoni.
Anche se le canzoni di Bigmama, Ghali e Diodato meritano un’attenzione particolare da oggi in poi.
Ghali lo ricorderemo anche come colui che Sanremo ha dato una lezione di civiltà a oltre 10 milioni di telespettatori durante la serata delle cover, cantando l’appartenenza ad un luogo e ad una identità, a prescindere da dove si è nati. Inizia cantando in arabo e finisce con “sono un italiano”. Ha cantato un vero manifesto di dignità.
Riguardatela la performance della 4ª serata se l’avete persa.
Ed anche il duetto Vecchioni-Alfa con “Sogna ragazzo sogna” e quello Santi Francesi/Skin con “allelujia”.
Si sa, Sanremo è Sanremo, ma non è stato un grande Sanremo. Forse sarebbe il caso che Amadeus lasci condizione e direzione artistica e che ci sia una inversione di rotta, affinché al centro torni la musica, quella ben fatta e ben scritta; quella senza autotune, quella di quando si spalanca la bocca, ed escono meraviglie.
Concludo con un piccolo commento su Geolier.
Non meritava di vincere e non ha vinto ma non ho trovato nulla di strano bel fatto che una città con il più alto numero di giovani, avesse votato lui. Che poi a questione “schede” c’è sempre stata. E anche l’amore di Napoli per i suoi figli c’è sempre stato.
Quindi, perche tanta polemica?
Al prossimo anno, con la speranza che ci possa essere una inversione di rotta