La mattina di mercoledì 4 maggio i Carabinieri di Trabia hanno eseguito un mandato di perquisizione emesso dalla Procura di Termini Imerese presso una struttura adibita a rifugio per cani, rinvenendo 33 cani vivi ma malati, denutriti, abbandonati a loro stessi; tra loro ratti e cadaveri di numerosi cani putrefatti nei bidoni di plastica e molti sepolti per tutti i 1800 mq dell’area rifugio abusivo posta sotto sequestro dai Carabinieri, drammatiche condizioni igienico sanitarie; i cani letteralmente abbandonati, erano senza cibo e acqua.
Esponenti del Movimento di denuncia “Stop Animal Crimes Italia” qualche mese fa si erano recati in loco in seguito a segnalazione e unitamente alla Polizia Locale di Trabia avevano eseguito un sopralluogo rinvenendo già all’epoca drammatiche condizioni e animali maltrattati e in seguito al quale depositavano querela presso la Procura chiedendo accertamenti urgenti e il sequestro degli animali e della struttura, rendendosi disponibili alla custodia degli animali.
I 33 cani sono stati affidati al Sindaco di Trabia e il Movimento sta intervenendo per rinnovare all’Autorità Giudiziaria la propria disponibilità a seguire gli animali posti in sequestro e trovare loro idonea collocazione.
Un rifugio, quello sequestrato dai Carabinieri, noto da anni alle Associazioni palermitane e siciliane che in passato hanno “parcheggiato” cani per poi chiedere donazioni private che non si sa dove siano finite, in quel meccanismo nazionale diffuso nell’ambito animalista che è quello di occuparsi dei sintomi e non della malattia, dell’emergenza e non delle cause, creando migliaia di rifugi abusivi finanziati da privati dando vita a un flusso incontrollato di milioni di euro che, non si sa se veramente destinati ai randagi, viaggia tra migliaia di carte prepagate private sbattute sui social in appelli di aiuto.
Denunciamo dunque l’animalismo privo di soluzioni e dialogo con i Comuni per risolvere alla base il randagismo – di cui realtà come queste di Trabia ne sono una delle più drammatiche conseguenze; quei Comuni che, effettivamente, non hanno mai saputo affrontare il problema con la prevenzione, stanziando però miliardi di euro pubblici ai canili privati dove, per le ragioni predette ascrivibili a colpe dell’animalismo, le Associazioni non entrano.
Denunciamo altresì le inadempienze delle Regioni in tema di vigilanza sanitaria; presso il rifugio, infatti, c’era già stata la ASL nel 2013 che però si era limitata – secondo il diffuso modus operandi – a rilasciare prescrizioni senza applicare alcuna misura cautelare che ponesse fine all’attività di raccolta cani del denunciato.