“Il recupero dei crediti che le imprese, impegnate nel servizio idrico integrato nel territorio agrigentino, vantano sotto la gestione commissariale, non può restare un tema irrisolto”.
I vertici provinciali della CNA di Agrigento, a cui le aziende fornitrici, una ventina, si sono affidate per la rappresentanza sindacale, promettono di non lasciare nulla di intentato per il recupero delle somme non percepite, complessivamente circa 1milione di euro, a fronte di lavori regolarmente eseguiti.
“Apprezziamo la disponibilità del Prefetto Cocciufa, a cui va il nostro ringraziamento per la sensibilità mostrata. Ci ha accolti, ricevuti ed ascoltati ma la soluzione, è stata chiara, va individuata su altri Tavoli istituzionali. E noi raccogliamo il suggerimento, pienamente consapevoli che la risposta ce la deve dare lo Stato, chiamato ad onorare gli impegni formalmente assunti da proprie articolazioni – affermano il presidente Francesco Di Natale e il segretario Claudio Spoto – e non può essere altrimenti. In caso contrario significa che il sistema democratico del nostro Paese è fortemente malato e non in grado di dare risposte e certezze e garantire i diritti alle comunità. Queste imprese, per intenderci, hanno effettuato un servizio essenziale per il territorio, hanno anticipato persino i costi per l’acquisto dei materiali per assicurare l’erogazione dell’acqua nelle case degli agrigentini, per consentire alle condotte idriche, fognarie e agli impianti di depurazione di essere sempre efficienti. E lo hanno fatto su preciso input dello Stato, tenuto conto che a fine 2018 la Commissione, chiamata a gestire Girgenti Acque dopo le note vicende giudiziarie, è stata nominata dalla Prefettura di Agrigento. Adesso, a seguito dell’entrata in campo della curatela fallimentare, nel periodo che va dal 16 marzo 2021, giorno in cui è stata dichiarata l’insolvenza della società, al 2 agosto dello stesso anno, data in cui si è insediata l’Aica, sembra essersi creato un clamoroso vuoto per il quale nessuno vorrebbe risponderne. Chiariamo subito che a reggere le fila di Girgenti Acque c’era un commissario prefettizio. Lo Stato dunque non può e non deve lavarsene le mani, lasciando nel dramma le imprese, che rischiano il fallimento. Quello che salta agli occhi, in modo lampante ed inequivocabile, è come le proprie articolazioni camminino con le gambe divaricate, fermo restando che il rischio di cadere e precipitare nel burrone è delle aziende, colpevoli di essersi fidate delle Istituzioni. Noi non vogliamo perdere questa fiducia ed, in attesa di intraprendere un percorso legale sotto il patrocinio dell’avvocato Stefano Catuara, lanciamo un ultimo ed estremo grido d’allarme. Facciamo appello a chi ha la responsabilità di governo del territorio, a vario livello, – concludono Di Natale e Spoto – affinché si trovi una rapida soluzione alla delicata vertenza che, in assenza di provvedimenti adeguati e mirati, rischia di produrre effetti devastanti in termini sociali, economici ed occupazionali”. Fermo restando che a fronte di alcun riscontro positivo seguiranno anche plateali forme di protesta”.