Dibattito in corso sulla sentenza “depistaggio Borsellino” in attesa delle motivazioni. Carrellata sui processi celebrati dal 1994 fino ad oggi.
La sentenza emessa lo scorso 12 luglio dal Tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, è destinata ad alimentare, come già accade in modo ricorrente, il dibattito sul perché non sia stata riconosciuta l’aggravante, ovvero che la calunnia abbia favorito la mafia, e sul perché sia trascorso così tanto tempo tanto da prescrivere l’ipotesi di reato della calunnia non aggravata. Sono pertanto attese le motivazioni addotte dalla sezione penale giudicante. E ciò sia affinchè la Procura di Caltanissetta valuti se proporre ricorso in Appello, e sia affinchè, allo stesso modo, i due imputati scagionati dalla prescrizione, Mario Bo e Fabrizio Mattei, valutino altrettanto se ricorrere ai giudici d’Appello affinchè la loro presunta colpevolezza o innocenza sia riscontrata nel merito. E dunque altro tempo trascorrerà dopo la miriade di processi che sono stati imbastiti dopo l’esplosione del 19 luglio del ’92, tra i Borsellino 1, bis, ter, quater, e poi un giudizio di revisione per rimediare a 7 ergastoli inflitti a 7 innocenti vittime dei falsi pentiti come Scarantino, e poi, ancora in corso in secondo grado, il processo a carico dell’ultimo superlatitante di Cosa Nostra, il boss Matteo Messina Denaro, già condannato all’ergastolo in primo grado come mandante. Il primo processo per la morte di Paolo Borsellino e dei poliziotti di scorta è stato celebrato nel 1994. Gli imputati furono Vincenzo Scarantino, che si auto – accusò, e poi il presunto boss Salvatore Profeta, Giuseppe Orofino, proprietario dell’officina in cui fu imbottita di tritolo la Fiat 126 usata come autobomba, e poi Pietro Scotto. In primo grado furono tutti condannati all’ergastolo, e Scarantino a 18 anni. In Appello l’ergastolo è stato confermato solo per Profeta, la condanna di Orofino è stata ridotta a 9 anni per favoreggiamento, e Scotto è stato assolto. Confermati i 18 anni a Scarantino. Le condanne sono state rese definitive dalla Cassazione. Il processo Borsellino bis, con imputati i boss della Cupola e i capi mandamento di Cosa nostra, si è concluso il 18 marzo del 2004 con 13 ergastoli, a Totò Riina, Salvatore Biondino, Pietro Aglieri, Giuseppe Graviano, Carlo Greco, Gaetano Scotto, Francesco Tagliavia. E poi ergastolo anche per Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso e Gaetano Murana, che in primo grado furono assolti. La sentenza è stata confermata dalla Cassazione, quindi definitiva, ma il pentimento del capomafia Gaspare Spatuzza, che ha denunciato il depistaggio, ha determinato la sospensione, e poi l’annullamento con giudizio di revisione, delle condanne per i 7 innocenti vittime dei falsi pentiti: Profeta, Scotto, Vernengo, Gambino, La Mattina, Urso e Murana. E poi, ancora, il processo Borsellino ter si è concluso nel 2006, dopo che la Cassazione annullò parzialmente la sentenza del 2003 della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta: ergastolo per Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele e Domenico Ganci, Francesco e Giuseppe Madonia, Giuseppe e Salvatore Montalto, Filippo Graviano, Cristoforo Cannella, Salvatore Biondo il “corto” e Salvatore Biondo il “lungo”, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi, Benedetto “Nitto” Santapaola, Mariano Agate, e Benedetto Spera. I due collaboratori di giustizia Antonino Giuffrè e Stefano Ganci sono stati condannati rispettivamente a 20 e 26 anni di reclusione. Condannati anche tre pentiti: Salvatore Cancemi 18 anni e 10 mesi, Giovanni Brusca 13 anni e 10 mesi, e Giovanbattista Ferrante 16 anni e 10 mesi. E poi, ancora, il Borsellino quater si è concluso con sentenza definitiva in Cassazione il 5 ottobre del 2021: ergastolo per strage a Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, e poi condannati per calunnia i tre falsi pentiti: Calogero Pulci 10 anni, e Francesco Andriotta 9 anni e 6 mesi. Prescrizione per Vincenzo Scarantino.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)