Canicattì, “morte sul lavoro e menzogne”: tre in pendenza di condanna

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Innanzi al Tribunale di Agrigento sono sotto processo cinque imputati di Canicattì: Maria Grazia Cuva, 59 anni, Antonio Ferraro, 62 anni, Roberto Lauricella Donisi, 54 anni, Giovanni Garlisi, 43 anni, e Gioacchino Caracciolo, 47 anni, che rispondono, a vario titolo, di omicidio colposo, simulazione di reato, favoreggiamento personale, abusivismo edilizio e violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro. Secondo la Procura agrigentina, la morte sul lavoro di un operaio, Giuseppe Gioacchino Bordonaro, 52 anni, sarebbe stata nascosta allorchè Garlisi, titolare dell’impresa esecutrice dei lavori relativi ad un manufatto abusivo, avrebbe raccontato ai medici dell’ospedale “Barone Lombardo” di Canicattì di avere investito col proprio furgone Bordonaro, che sarebbe stato a lavoro in nero, colto in strada a raccogliere erbacce. Ebbene ampia parte delle imputazioni sono adesso prescritte. E il pubblico ministero, Gaspare Bentivegna, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna per l’ipotesi di omicidio colposo solo per tre imputati a 4 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno. I tre sono Lauricella Donisi in qualità di titolare dell’impresa affidataria dei lavori, Ferraro, ritenuto il proprietario nonché committente delle opere, e Garlisi, titolare dell’impresa esecutrice. L’incidente è avvenuto a Canicattì in contrada Montagna-via Forlì il 24 giugno del 2014. Bordonaro fu trasferito all’ospedale di Messina dove morì il 16 luglio.

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