Capaci e Via D’Amelio”: la Colosimo ad Atreju

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La presidente della Commissione nazionale antimafia, Chiara Colosimo, alla kermesse di Fratelli d’Italia ad Atreju: rivelazioni e riflessioni sulle inchieste Capaci, via D’Amelio e mafia – appalti.

La presidente della Commissione nazionale antimafia, Chiara Colosimo, è appena intervenuta alla kermesse di Fratelli d’Italia, ad Atreju. E si è soffermata sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, sollevando il sipario su particolari investigativi inediti per l’opinione pubblica.

La Colosimo ha citato il racconto del poliziotto Roberto Di Legami, che sull’attentato a Falcone tra l’altro ha dichiarato: “Il giorno prima della strage di Capaci, siamo sul cavalcavia che porta all’aeroporto di Palermo e c’è un imprenditore importante, è il cognato del generale Dalla Chiesa, Francesco Flores Naselli, che vede un furgone. Gli sembra uno dei furgoni della sua azienda, si ferma, scende, va a controllare quel furgone perché pensa: ‘quello è il mio, dovrebbe stare a Sciacca, non qui’. Va lì, dentro il furgone non c’è nessuno ma sotto, in quell’avvallamento dove tutti poi purtroppo siamo stati, dove adesso vi è un uliveto, dove i ragazzi vanno a commemorare quella strage, c’erano due uomini che armeggiavano con del filo, probabilmente elettrico. Uno dei due è stato poi riconosciuto: era Santino Di Matteo, poi condannato per la strage di Capaci. E la targa di quel furgone era RA, Ravenna”.

E la presidente Colosimo riflette: “A proposito della targa Ravenna, si fa un gran parlare del rapporto mafia – appalti, ma per capire davvero su cosa si stava lavorando in quei giorni noi dobbiamo andare parallelamente su due filoni, quello più noto del filone mafia – appalti e quello che in questo momento è diventato ancora più importante che è quello di Massa Carrara, dove entra in gioco la Calcestruzzi Spa di Ravenna”.

Poi Chiara Colosimo si riferisce alla strage di via D’Amelio, e prosegue: “L’orario dell’esplosione in via d’Amelio, il 19 luglio 1992, lo conoscono tutti, ed è quello delle 16:59, ma quello che non si conosceva è l’orario in cui sono apposti i sigilli all’ufficio in Procura di Paolo Borsellino: le 23:25. Dalle 17 alle 23:30 quell’ufficio è rimasto aperto e noi non sappiamo chi può essere entrato e cosa può aver sottratto in quell’ufficio, ma sappiamo che cosa poi hanno repertato all’interno. E che cosa trovano? I verbali di collaborazione di Gaspare Mutolo, i verbali di Leonardo Messina, che è uno dei primi collaboratori che ci dà delle informazioni importantissime. La prima informazione è che c’era un uomo, Angelo Siino, il collaboratore per eccellenza di Totò Riina nella gestione degli appalti, cioè colui che andava dagli imprenditori per trattare per Cosa Nostra per cercare di gestire nel miglior modo possibile gli appalti. E in quegli stessi verbali che troviamo nell’ufficio di Borsellino, Leonardo Messina ci dice che Totò Riina aveva un interesse sempre più crescente per la Calcestruzzi spa. Dentro quell’ufficio troviamo il fascicolo di Luigi Ranieri, un imprenditore che si sottrae alla logica del ‘tavolino’, cioè quella logica che vedeva gli imprenditori sottomessi alle volontà di Cosa Nostra, e che fu ucciso. E va sottolineato che tra le agende che c’erano in quel fascicolo c’erano quelle di Luigi Ranieri. In quelle agende si trovano molti nomi di imprenditori e politici che poi ritroveremo nell’inchiesta mafia – appalti”. E poi Chiara Colosimo conclude: “E poi troviamo il verbale di Aurelio Pino Napoleone, il primo imprenditore che decide di collaborare con la giustizia e che svela tutti i meccanismi di accordi tra Cosa Nostra e gli imprenditori”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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