Pandemia corona virus: diciamo subito che non è il momento di fare polemiche né recriminazioni, non c’è bisogno di creare allarmismi. Se è vero tutto questo è anche vero che ormai i virologi ci hanno spiegato che nessuno è immune ed è diventato un problema mondiale. Sono passati mesi dalla prima notizia della presenza del virus in Cina; è passato un mese esatto dalla morte del primo cittadino italiano nell’ospedale di Padova e i contagi erano tanti da farci capire subito la gravità del problema in Italia. In sostanza abbiamo avuto tutto il tempo per capire che gli ospedali del nord erano in grande affanno e che, se la stessa situazione si presentasse nella nostra provincia (come l’arrivo di migliaia di cittadini rientrati dal nord lascia presagire), il servizio sanitario agrigentino non reggerà. Proprio per questo motivo, nei giorni scorsi abbiamo lanciato un grido di allarme per l’assoluto silenzio, quantomeno rispetto ai provvedimenti adottati sia da parte dell’Azienda sanitaria agrigentina che dal Governo regionale. Abbiamo denunciato l’assoluta impreparazione della sanità agrigentina nel far fronte a questa prospettiva disastrosa, scaturita da una politica di tagli ventennali ai posti letti e al personale, così da trovarsi impreparati a garantire i dispositivi di protezione individuali ai lavoratori, con posti letto e posti di terapia intensiva appena, e non sempre, sufficienti a garantire una sanità decente in tempi di non pandemia,senza un reparto infettivo e senza specialisti in materia.
Tutto normale? No! Se la politica nazionale e regionale cieca ha portato a tutto questo, circa tre mesi fa, certamente dai primi giorni del mese di febbraio, coloro che sono deputati a garantire la saluta ai cittadini avrebbero dovuto, anche per obbligo morale, porre rimedio a queste decennali mancanze. Solo due giorni fa una nota della direzione dell’Asp ha emanato una direttiva per l’attivazione di n. 8 posti letto COVID-19 sparsi nei 4 ospedali agrigentini.
Solo due giorni fa è stata abbozzata su carta una proposta di individuazione di aree e percorsi per la gestione di pz covid+ nell’Ospedale San Giovanni di Dio. Con tale relazione si suggerisce che “andranno ricercate figure specialistiche (infettivologi e pneumologi) da poter inserire nei reparti; ove non fosse possibile sarebbe auspicabile istituire canali di comunicazione facilitati per consulenza a distanza; considerare la disponibilità in grande quantità di tutti i dispositivi P.I., POMPE INFUSIONALI, ECOGRAFI, VENTILATORI, PRESIDI PER LA VENTILAZIONE INVASIVA, APPARECCHI RADIOGRAFICI PORTATILI”; in particolare, aggiungiamo noi, si doti l’ospedale del reparto di malattie infettive e tropicali.
Naturalmente molti reparti subirebbero un forte ridimensionamento per l’attività ordinaria; quindi ci dobbiamo augurare che non ci siano più parti, ictus ecc.ecc. Se la situazione non fosse drammaticamente grave, ci verrebbe da ridere. Abbiamo avanzato proposte, abbiamo denunciato limiti e deficienze: adesso vogliamo semplicemente richiamare alle proprie responsabilità per il disastro a cui rischiano di condannare i cittadini agrigentini, la classe dirigente deputata alla soluzione del problema.
Una cosa ci è chiara: se non avremo immediate risposte con scelte precise tendenti a preparare un’adeguata cura ai cittadini che risulteranno positivi al corona virus, ci presenteremo davanti i cancelli dell’Azienda Provinciale Sanitaria chiamando al nostro fianco tutti i sindaci, che in questi giorni sono in trincea nel fare fronte comune per il rispetto dei divieti, nel fronteggiare la grave crisi
economica che impatta sulle famiglie e alcuni a fare anche ulteriori sforzi, sospendendo il pagamento dei tributi locali.