Non si placano le polemiche verso l’operato del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania che, nonostante la Procura ne avesse chiesto l’arresto ai domiciliari, ha invece scarcerato Antonino Sciuto, imponendogli solo il divieto di avvicinarsi a lei ad un raggio di 200 metri. E lui, Sciuto, ha ucciso a colpi di pistola lei, Vanessa Zappalà. Ebbene, adesso è il presidente dell’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, Nunzio Sarpietro, ad assumere la difesa del collega polemizzato, e afferma: “Non mi sento di contestare alcuna colpa al collega, ha agito secondo legge: nel fascicolo c’erano anche elementi contrastanti di cui ha tenuto conto, come un primo riavvicinamento tra i due. E anche se lui fosse stato agli arresti domiciliari sarebbe potuto evadere e commettere lo stesso il delitto. E’ difficile controllare tutti gli stalker. Noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili. Ripropongo un braccialetto elettronico ‘out’ per l’indagato che segnali la sua presenza e, contemporaneamente, un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento”.
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