Chiude i battenti la più fallimentare forma di protesta avvenuta ad Agrigento

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Qualcuno direbbe: da Natale a Santo Stefano. No, forse anche meno…

E così finisce mestamente quella che avrebbe dovuto essere la forma di protesta contro la crisi idrica più imponente dell’anno, con tanto di tenda piazzata dinnanzi al Municipio, con qualcuno che all’interno ne aveva fatto il giaciglio (solo per una notte…), e con i turni che dovevano espletarsi nel corso delle ore sia diurne che notturne.

Organizzata dal Codacons, nella persona di Giuseppe Di Rosa, in realtà la “protesta” aveva dato già i primi scricchiolii nel corso della prima giornata. Che Di Rosa fosse rimasto da solo durante la notte, e va bene, Ma che la stessa cosa sia accaduta durante tutte le ore diurne ha fatto storce il naso per primo all’organizzatore, tanto è che il giorno dopo ha escogitato una mossa a sorpresa che avrebbe dovuto sorprendere una intera città: raccolta delle firme!!!

Cioè ogni persona che passa dinnanzi al Comune deve firmare necessariamente su un registro; solo così si poteva camuffare il fallimento delle presenze. Cinquanta, cento, centocinquanta firme. E lui: “Avete visto?”

Disertata da tutte le associazioni esistenti ad Agrigento e provincia (fortemente e giustamente convinte che la protesta è contro il sindaco…) Di Rosa non riesce più ad assorbire i colpi. Stanca e comincia ad avvertire qualche piccolo malore. Per carità, con un caldo così eccessivo ci può anche stare. Comincia a prendere le prime tre ore di “permesso”, per tornare a casa, poi si aggiudica la notte e torna sul suo letto; infine…chiude e smonta la tenda.

Evidentemente quell’avvicendamento di persone per il cambio giornaliero e notturno non è avvenuto e da solo non ha potuto contrastare la forma di “protesta”.

Però, Di Rosa, non avendo una mazza da fare, ha pensato ad un siparietto (per ammazzare il tempo) e si è affiancato con uno dei peggiori pluripregiudicati agrigentini, un ex di tutto, Giuseppe Arnone. Insieme, che si guardavano negli occhi come Al Bano e Romina quando cantavano …un bicchiere di vino con un panino la felicità…, hanno trovato il modo per insultare il sottoscritto… Beh, qualcosa dovevano pur farla!

Per fortuna Agrigento e gli agrigentini hanno capito come stanno in modo veritiero le cose in questa benedetta città. Prima la chiesa, poi le associazioni (persino Agrigento Punto e a Casa…non ha voluto dargli il cambio!!!) ed infine la città, le persone perbene, le persone oneste, le persone che hanno capito bene quali sono i motivi del contendere. Altro che acqua! Tutti rimasti rigorosamente a casa. Pensate bene, non hanno voluto firmare nemmeno coloro i quali svolazzano con i post sui social quando tra lui, Punto e a Casa e il Satiro (molto poco libero) scrivono qualcosa di “interessante”. Bla, bla, bla, leoni da tastiera che ti azzannano appena scrivi qualcosa di diverso. E poi, all’atto pratico, rimangono tutti a casa, lasciando inesorabilmente da solo colui il quale sperava nelle folle oceaniche. La tenda non c’è più!

Certo, di Satira Agrigentina, dopo l’uscita di questo articolo, non leggerete mai in nessuna parte l’ammissione di un fallimento totale come è stata questa forma di protesta; e dire che il Fofò provincial-popolare aveva invitato urbi et orbi a partecipare in massa.

Di certo leggerete il seguente post: “Vogliono fare chiudere Satira agrigentina…”

Ed in questo caso vedrete ritornare i leoni da tastiera che in massa scriveranno: “Ma no Fofò, non ci riusciranno mai, noi siamo con te…”.

Gli stessi, però, che non sono andati alla più fallimentare forma di protesta che Agrigento abbia mai vissuto.

Se ne sono guardati bene…

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