Codacons getta ancora una volta ombre sulla città di Agrigento e, peggio ancora, sulle sue Istituzioni. Però non indaga sui suoi iscritti

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La cosa più bella di tutta questa vicenda è che diventano viola di rabbia se vengono definiti detrattori. Da quando è stato dato ampio e più certosino valore al significato di detrattore, al quale si aggiunge odiatore sociale, montano su tutte le furie e respingono ai mittenti (perchè ormai sono tantissimi) quella parolina magica che tanto li infastidisce.

Ma come si può definire un soggetto che dichiara testualmente: “Agrigento la città della cultura della mafia?” Come si fa ad andare a spiegargli allo stesso soggetto che chi “cerca di nuocere alla reputazione di qualcuno con la maldicenza o con critiche maligne” viene definito detrattore o odiatore sociale, o denigratore?

Ma le tante decine e decine di migliaia di agrigentini assolutamente perbene che devono sentir dire queste porcherie, pensate possano essere contente? Si possono gettare ombre di mafiosità su una intera comunità?

Ma c’è di peggio! Le stesse ombre, il rappresentante locale della “trasparenza” Codacons Giuseppe Di Rosa, le getta sulle sane Istituzioni agrigentine, “ree” a suo modo di vedere, di non aver perpetrato arresti in lungo ed in largo e, quindi, non rispettando ciò che sono i propri desideri, bui, oscuri, maligni, di manette, di carceri, di buttar via le chiavi. Scrive in un suo spettacolare articolo: “Le accuse, se confermate, getterebbero un’ombra di dubbio sulla legalità dell’intera operazione e sulla trasparenza delle istituzioni coinvolte…” Abbiamo voluto riportarlo fedelmente perchè abbiamo ragionevoli certezze del fatto che domani il CodaDirosa smentirà se stesso, cioè ciò che ha detto, contro le Istituzioni il giorno prima. E non è la prima volta nè sarà l’ultima.

Una vera e propria ossessione (senza considerare che ogni cittadino che lo contesta o non la pensa come lui rischia di prendere botte e testate senza pietà. O nel peggior dei modi si rischia di prendere un colpo di pistola alla testa senza che alcun “compenso” venga dato alla vittima. “Ormai in famiglia abbiamo poca serenità” ha dichiarato candidamente Giuseppe Di Rosa.

Nel recente passati c’è stato un ex avvocato pluripregiudicato che ha fatto la stessa cosa di Giuseppe Di Rosa, ma alla fine, in carcere c’è finito lui con tutti i pochi capelli che possiede.

Chi scrive, ed altre decine e decine di migliaia di agrigentini, si ribellano a questo sato di cose e si rivolgono ancora una volta alle Istituzioni agrigentine, sane, limpide, straordinarie, al fine di mettere un freno a questo scempio innaturale, volgare e fortemente sospettoso. Noi abbiamo la fiducia massima nelle nostre Istituzioni, siamo nelle loro mani e confidiamo in tutto e per tutto sul loro operato, anche quando non arrestano mezza città come vorrebbe qualcuno.

Tra l’altro, abbiamo sempre sostenuto, che a nostro modo di vedere è il pulpito sbagliato dal quale si lanciano gli strali contro la città e le Istituzioni. Ascoltare un soggetto che accusa in malo modo le Istituzioni e sapere che si tratta di un pluripregiudicato bello e buono, crea un certo disagio. L’altro, che lo sta emulando alla perfezione, non lo si può giudicare un pregiudicato ma certamente dopo che si è saputo che in passato, durante il suo “onorato lavoro” prendeva giorni di malattia per poi andare a giocare a pallone, oppure che vendeva biscotti ricci ed anfibi sfruttando come se fosse quello di casa sua, il numero di telefono del carcere di Agrigento Pasquale Di Lorenzo, non desta esemplari comportamenti da emulare. Ed ancora non sappiamo (perchè sulla vicenda ha sempre cercato di far calare il silenzio) per quale motivo è stato mandato via dalla gestione dello spaccio all’interno dello stesso carcere di cui sopra. Noi lo chiediamo da mesi e mesi e speriamo che dall’alto della sua onestà intellettuale possa mettere la parola fine a questo dilemma che ormai una città intera si chiede (e lui ha già detto che sarà candidato a sindaco alle prossime amministrative…). Beh, la città vuole sapere chi deve essere il suo sindaco ideale e soprattutto conoscere le proprie moralità. Tutto ciò avviene da Bolzano fino a Pantelleria.

L’unica speranza che rimane a tutti è nelle Idi di settembre (non sono più di marzo) quando scoccherà l’ora del terremoto, lui non sarà più un dipendente del ministero e ha già fatto sapere all’universo mondo che scatenerà l’ira di Dio! Chissà se fra queste ire Divine ci sarà anche un posticino dove spiegherà il perchè del suo allontanamento dallo spaccio carcerario?

E al Codacons, agrigentino, regionale e nazionale, non interessa sapere cosa fanno i suoi iscritti?

Se sono contenti loro, siamo contenti tutti.

Avanti tutta!

 

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