Il 38% dei consumatori premia aziende attente all’ambiente di lavoro interno; per il 37% sono sconti e promozioni a guidare nella scelta dei prodotti. Staccato (al 21%) il novero di coloro che vedono nella sostenibilità ambientale il valore fondamentale per uscire dalla crisi. Sono questi i dati (per certi versi sorprendenti) discussi ed emersi nel corso del recente evento Customer Centricity, che si è svolto presso Binario F- from Facebook. In occasione della seconda edizione di tale evento che UNC organizza ogni anno per stimolare la riflessione degli stakeholders su temi di attualità, partendo dalla centralità del consumatore in materia di Alimentazione- Digitale-Energia-Mobilità.
“Nell’ambito della folta community dell’Unione nazionale consumatori , su circa 4 mila persone che hanno risposto al sondaggio, la maggior parte dei cons umatori (il 38%) si è rivelato molto sensibile al tema del benessere dei dipendenti e quindi la scelta di un orario di lavoro flessibile, lo smart working, ambienti sereni e confortevoli, politiche di welfare aziendale, sono molto apprezzate anche dai consumatori, nella consapevolezza che alla base di una buona relazione con le aziende deve esserci l’attenzione per i “clienti interni”, cioè appunto i dipendenti.”
Come anche sconti e promozioni sono considerati una strategia vincente: “le strategie di prezzo hanno aiutato non solo le imprese, ma ovviamente anche chi acquista.
Inoltre il 21% dei consumatori crede nella sostenibilità ambientale considerando la forte sensibilità che quasi tutte le aziende stanno sviluppando sull’ambiente, sui temi del riciclo, della riduzione dei consumi e degli sprechi.
Occorre prestare attenzione al “ rischio green washing” (ecologismo o ambientalismo di facciata) posto in essere da molte aziende così da indurre indurre i propri potenziali clienti a credere che un marchio sia impegnato nella tutela dell\’ambiente molto più di quanto non lo sia in realtà. D’altra parte anche l’Autorità Antitrust per la prima volta, ha accostato il green washing alla concorrenza sleale.”
C’è infine un 5% di consumatori che apprezza l’impegno civico delle aziende. “Sono soprattutto le nuove generazioni di consumatori a essere più esigenti per questo le aziende sono chiamate ad agire in maniera credibile, rilevante e pertinente realizzando un impatto sulla società per cambiarla in meglio, Ovviamente ciò coinvolge tutti i settori e i reparti di un’azienda e obbliga a ripensare i prodotti e il packaging, le filiere e la distribuzione e la stessa HR. Il che non significa non tenere conto dei profitti, ma partire dal presupposto che le nuove generazioni sono sensibili alle grandi questioni del nostro tempo, orientano le loro scelte di consumo anche in base a una serie di criteri valoriali. Ma non si accontentano di un finto attivismo attira clic ma vogliono aziende autenticamente inclusive. E’ questa la vera sfida dei tempi che stiamo vivendo”.
Manlio Cardella