La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso avanzato da Nicola Piazza, condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di Michele Cangelosi, avvenuto a Sciacca, ed il corpo fu trovato otto mesi più tardi grazie alla collaborazione di uno dei protagonisti. Pertanto vi è stato un no alla revisione del processo e la conferma della condanna a trent’anni di carcere.
La storia risale all’aprile del 2009 quando Michele Cangelosi scompare misteriosamente e la moglie, Celeste Saieva, denuncia la scomparsa. Ma durante i processi si appurerà che fu proprio la moglie a volere la sua morte e ad attuarla insieme a Piazza, che all’epoca era il suo amante ed insieme avevano organizzato l’omicidio anche con l’aiuto di altre persone. Una di queste, un minorenne, confessò, dando così una svolta alle indagini, e permettendo otto mesi dopo, agli inquirenti di ritrovare il corpo nelle campagna di Sciacca.
La donna, che all’epoca dei fatti agì con la complicità di altre persone, ad oggi ancora si dichiara innocente.
Le altre persone coinvolte sono state condannate a 30 anni, tranne il minorenne che ebbe un ruolo chiave alla risoluzione del caso, fu condannato dal tribunale dei minorenni a 9 anni e 4 mesi