La Cassazione ha rigettato il ricorso e ha confermato l’imposizione del regime carcerario al 41 bis a carico di Stefano Fragapane, 46 anni, di Santa Elisabetta, condannato all’ergastolo per quattro omicidi e per associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta “Sikania”. La difesa ha improntato il ricorso sulla base della condotta positiva nel carcere. I giudici della Cassazione hanno obiettato e scritto: “Non può dirsi venuta meno la capacità di mantenere i collegamenti con l’associazione, ancora composta da soggetti legati a Fragapane, sia sulla perdurante operatività del sodalizio criminale. Non c’è stata alcuna presa di distanza dal sodalizio, né al ripudio della logica mafiosa. L’impegno scolastico o la voglia di riscatto indubbiamente evidenziate nel corso del periodo detentivo sono indici certo positivi, ma altrettanto certamente tutt’altro che decisivi o indicativi di un distacco dal legame mafioso, tale da escludere che l’eventuale collocazione in regime ordinario possa indurre il detenuto a non riprendere i contatti e veicolare informazioni con il resto del sodalizio e dei familiari a esso appartenenti”. Stefano Fragapane, figlio del boss ergastolano ed ex capo della provincia Salvatore, è in carcere dal 14 luglio del 2002.
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