Dare vita al “Next generation Sicily”, un piano strategico chiaro, condiviso e percorribile che permetta di essere proiettati e collegati all’Europa, partendo da quattro assi portanti: investimenti, infrastrutture, digitalizzazione, burocrazia. I Giovani imprenditori siciliani di Confindustria che, oggi, ad Agrigento, presso l’impianto “Empedocle” di Ecoface, si sono riuniti in occasione dell’incontro “Trasformazioni: uscire dal labirinto rompendo gli schemi”, non hanno dubbi: “Questa è l’ultima chiamata per la Sicilia – ha detto in apertura dei lavori il presidente Gero La Rocca – e non vorremmo raccontare ai nostri figli, magari fra dieci o vent’anni, che quando eravamo giovani la nostra regione ha avuto l’opportunità di rimettersi in piedi e noi non siamo stati in grado di fare le scelte giuste”. È per questo che gli imprenditori under 40 hanno chiamato a raccolta rappresentanti dei governi nazionale e regionale, economisti, esponenti del mondo delle associazioni, del credito e della cultura, per lanciare un messaggio chiaro e univoco: rimettere i giovani al centro dell’agenda politica, perché “noi – ha detto La Rocca – siamo i primi ad essere stati dimenticati. Siamo stati privati di alcuni diritti sanciti dalla nostra Costituzione, a partire dal diritto alla coesione e alla perequazione. Abbiamo assistito a un disinvestimento progressivo che ha condannato la Sicilia a un crescente ritardo rispetto alle altre regioni d’Europa. Non è più possibile andare avanti così. L’onda d’urto della pandemia ha investito tutti, ma la Sicilia così come l’intero Mezzogiorno, già sfiancati da una erosione economica e sociale permanente, si stanno trovando a gestire una scia di conseguenze pesantissime destinate a durare chissà ancora per quanto tempo”.
Da qui la proposta: “Creiamo un fronte comune. Diamo una forma più compiuta a un orientamento politico e intellettuale che oggi è già riconoscibile, al di là delle casacche indossate. Facciamo in modo che da questo fronte possa prendere vita un ‘Next generation Sicily’, perché sono questi i giorni e i mesi in cui dobbiamo unirci in uno sforzo comune, che parta dalla consapevolezza che fare crescere il Mezzogiorno rappresenta una enorme opportunità per tutto il Paese”.
Un pensiero condiviso e rilanciato dal presidente nazionale dei Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, che ha sottolineato come ci sia bisogno “di un piano di investimenti concreti che colmi il divario tra Nord e Sud del Paese. Dal Mezzogiorno si può far partire il riscatto di un Paese in deficit di produttività e crescita duratura. Bisogna però investire sul nostro immenso potenziale, fare in modo che le risorse arrivino dove serve, a partire da un sistema di opere pubbliche e infrastrutture, senza le quali qualsiasi progetto di sviluppo è destinato a rimanere lettera morta”.
In questo senso, ha rilanciato La Rocca “diciamo a gran voce che i giovani siciliani meritano di essere allacciati anche fisicamente al continente. Anche questo è coesione e rispetto dei diritti di cittadinanza. Vorremmo anche noi poter prendere un treno e raggiungere in poche ore Napoli, Roma o Milano. Per questo chiediamo che non si tergiversi e si colga l’opportunità, forse unica, di procedere con una soluzione concreta e cantierabile per collegare le due sponde dello Stretto di Messina”.
I giovani imprenditori si sono quindi soffermati sull’idea di futuro che si vuole per la Sicilia: “Saranno necessarie precisione e accuratezza nell’individuare i settori su cui puntare per la nostra regione. Non possiamo immaginare di allocare le risorse con la logica approssimativa del click-day. C’è bisogno di capire cosa, esattamente, vogliamo che la Sicilia diventi”. Fari accesi anche sulla giungla normativa che presuppone infiniti passaggi e cavilli che “spingono – denunciano i giovani imprenditori – più verso un disimpegno che verso l’assunzione di responsabilità”, sul depauperamento delle competenze nella Pubblica amministrazione, che necessiterebbe di innesti giovani per rinvigorire un settore strategico della Regione, e sull’assenza di digitalizzazione, quando “una digitalizzazione spinta del sistema-regione consentirebbe di velocizzare i controlli formali sui documenti; darebbe la disponibilità di accesso alle pratiche all’interno di un unico database, eliminando la sgradevole abitudine di chiedere più volte lo stesso documento all’utente, magari a distanza di mesi; assicurerebbe più trasparenza e certezza nei tempi di risposta e nell’attribuzione di responsabilità in caso di inerzia e, cosa fondamentale, di ridurre al minimo il contatto tra utente e funzionari”. “Partiamo dall’attuazione delle norme già in vigore – è la richiesta degli imprenditori – perché è semplicemente assurdo che non si riesca a far rispettare regole che già prevedono tempi certi, poteri sostitutivi in caso di inerzia e provvedimenti sanzionatori nei confronti di funzionari inefficienti”.
Sollecitazione raccolta subito dal vicepresidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, che ha sottolineato come la “semplificazione della pubblica amministrazione sia fondamentale e passi da tre assi: snellimento delle procedure, digitalizzazione e ricambio generazionale immediato senza il quale non riusciremo a raggiungere alcun obiettivo. Dobbiamo lanciare un piano straordinario di assunzioni di giovani dentro la pubblica amministrazione per introdurre quegli elementi di rottura che occorrono per la trasformazione reale”. Trasformazione che non può prescindere da un importante piano di investimenti come ha affermato il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, in collegamento video: “La priorità è rilanciare gli investimenti pubblici e privati e gli investimenti pubblici in primo luogo devono puntare a rendere il contesto più favorevole allo sviluppo, al lavoro e all’impresa. Questo significa infrastrutture e servizi, perché dove sta bene un cittadino sta bene anche una impresa”. “Dobbiamo parlare non di singoli progetti, ma avere una visione di insieme”, ha commentato il viceministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Giancarlo Cancelleri. “Occorre – ha aggiunto – una collaborazione istituzionale che non deve vederci ai tavoli in maniera contrapposta. Dobbiamo dar vita a un piano per il Mezzogiorno che deve mettere la parola fine a quella questione meridionale di cui tutti hanno sempre parlato, ma che nessuno ha mai risolto”.
All’incontro, che ha visto la partecipazione straordinaria di Stefania Auci, autrice del best seller “I leoni di Sicilia” dedicato al successo imprenditoriale della famiglia Florio, e ha avuto il supporto dell’associazione “La strada degli scrittori”, progetto nato da un’idea di Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della Sera, che ha così ribattezzato la SS 640, itinerario che attraversa la Valle dei Templi, unendo i luoghi vissuti dai grandi autori, hanno preso parte Stefano Ciafani, presidente di Legambiente; Giuseppe Cicero, direttore Area Imprese Sicilia di Intesa Sanpaolo; Ignazio Infantino, ricercatore Cnr e coordinatore nodo Sicilia del Comitato di competenza Artes 4.0; e Gianni Silvestrini, direttore scientifico Kyoto Club; Gaetano Aronica, presidente della Fondazione Teatro Pirandello di Agrigento; il teologo Rocco Gumina; Giuseppe Taibi, presidente Fai Sicilia; e Giulio Xhaet, partner Newton spa.