Coronavirus, massima allerta. Razza: “Preoccupato per gli eventuali casi determinati dall’esodo verso il sud”

Condividi

L’aggiornamento dei casi coronavirus in Sicilia. L’intervento dell’assessore Razza sulla questione “rientri”. Stop a tutte le occasioni di aggregazione sociale.


Il tavolo regionale siciliano di monitoraggio sul coronavirus ha comunicato all’Unità di crisi nazionale che nell’Isola sono 54 i casi positivi al coronavirus, di cui 16 già validati da Roma (cinque a Palermo e undici a Catania). Risultano ricoverati 19 pazienti (sette a Palermo, cinque a Catania, due a Messina, uno a Caltanissetta, tre ad Agrigento e uno a Enna) di cui uno in terapia intensiva per precauzione, mentre 35 sono in isolamento domiciliare. Dall’inizio dei controlli, i laboratori regionali di riferimento, ovvero i Policlinici di Palermo e Catania, hanno effettuato 836 tamponi, di cui 771 negativi e 11 in attesa dei risultati. Inoltre sono rientrati a casa, dopo il periodo di quarantena, 25 componenti della comitiva bergamasca in vacanza a Palermo: sono risultati negativi dopo aver eseguito per tre volte il tampone. Nel frattempo, a fronte della questione “rientri in Sicilia”, l’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, commenta: “Siamo preoccupati per i casi positivi al coronavirus aggiuntivi che si possono determinare per l’esodo verso il Sud, che è stato indotto. Abbiamo chiesto a tutti i ragazzi di registrarsi sul sito della Regione Siciliana, e siamo già a oltre 7mila. E’ importante tracciare la presenza di chi raggiunge la Sicilia dall’area rossa o da quelle che sono state le aree gialle. Da ieri a oggi l’aumento dei casi sospetti è di pochissime unità, questo non ci deve fare abbassare la guardia. Sono oltre 10mila i rientri in Sicilia auto-certificati di persone provenienti dal Nord Italia. La Regione sta monitorando costantemente gli aggiornamenti della piattaforma dove sono raccolti i dati. La Sicilia sta lavorando, stiamo potenziando le terapie intensive” – conclude Razza. Ed in riferimento all’obbligo di comunicazione e di quarantena volontaria per coloro che sono rientrati in Sicilia dal nord Italia dallo scorso 25 febbraio in poi, è da sottolineare come meritorio, da assumere come esempio, l’auto-isolamento di tre medici in servizio all’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento i quali, pur provenendo da zone non a rischio, come località sciistiche del Trentino, hanno informato e concordato con la direzione sanitaria l’osservanza della quarantena in adempimento al decreto Conte e all’ordinanza Musumeci. Ancora nel frattempo in Sicilia la saracinesca scivola giù pesantemente su tutto, sia per ordine del presidente della Regione Musumeci (anche lui in quarantena volontaria dopo l’incontro con il governatore del Lazio Nicola Zingaretti risultato positivo), sia a seguito delle direttive del decreto Conte dell’8 marzo. Stop a musei, gallerie, parchi archeologici e luoghi della cultura regionali, e poi stop a palestre, piscine e centri benessere. E poi stop a tutti gli spettacoli cinematografici e teatrali. E poi per bar e ristoranti anche in Sicilia ricorre l’obbligo di garantire la distanza di un metro fra gli avventori, altrimenti si rischia finanche la sospensione dell’attività. E poi stop ad eventuali “furbetti” dei rientri in Sicilia: è stato imposto l’obbligo a ferrovie, compagnie aeree e di navigazione di fornire l’elenco dei passeggeri arrivati dalla Lombardia e dalle altre 14 province oggetto del provvedimento di chiusura applicato da domenica scorsa. I rientranti dalle zone rosse del nord informino il medico di base e si pongano in auto-isolamento, altrimenti si applica l’articolo 650 del codice penale, ovvero arresto fino a tre mesi e ammenda da 200 euro.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Notizie correlate

Leave a Comment