Sono trascorsi ormai 45 giorni dal lockdown imposto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il DPCM dello scorso 9 marzo a seguito dell’emergenza sanitaria per contrastare la diffusione del Covid-19.
Nonostante il susseguirsi di conferenze stampa, decreti, manovre finanziarie dalla “potenza di fuoco” e atteggiamenti classici degli scarica barile di responsabilità da una forza politica all’altra, ad oggi, per l’Italia produttiva registriamo un “Nulla di fatto”. In un momento storico senza precedenti dobbiamo prendere atto, senza tanti giri di parole, che la politica italiana ha fallito.
Mi chiedo, sentiti anche i professionisti in ambito fiscale e del lavoro, analizzando le attuali condizioni di aziende, lavoratori autonomi, professionisti, lavoratori dipendenti e, dopo avere sentito centinaia di persone in grande difficoltà economica, se quello adottato dal governo e dalle istituzioni è un atteggiamento che possa far sentire lo Stato a fianco di tutti i cittadini.
Archiviata l’indennità di 600 euro per il mese di marzo rivolta agli artigiani, commercianti, professionisti ma anche ai lavoratori stagionali, agricoli e dello spettacolo, misura piuttosto irriverente e mortificante in quanto non è stato considerato alcun parametro e/o esigenza
aziendale, considerato inoltre che “tale misura” sta arrivando sui conti correnti dei richiedenti solo dal giorno 15 aprile e della quale ancora migliaia di italiani non hanno alcuna notizia, quale ulteriore aiuto hanno ottenuto i suddetti soggetti?
Il Governo forse non sa che un’impresa sostiene ingenti costi di gestione, quali ad esempio locazioni, utenze, servizi e deve onorare tutti i debiti verso fornitori e verso le banche? Il Governo non sa che un’impresa detiene le scorte di magazzino ed oggi si ritrova con gli scaffali
pieni di merce, probabilmente già fuori stagione pensando ad esempio ai negozi di abbigliamento e calzature, o prodotti alimentari scaduti pensando invece ai bar e ristoranti? Eppure quella merce era già stata pagata ai fornitori investendo capitali o, peggio, deve ancora pagarla in quanto era stata concessa con la possibilità di un pagamento a 30, 60 o 90 giorni (si sa che in Italia funziona così).
Il Governo non sa che la cifra di 600 euro, che purtroppo, ha fatto invece sorridere qualcuno che l’ha già ricevuta pur non avendone diritto, ecco quindi servito il danno oltre la beffa, è stata solo un’offesa per chi si rompe la schiena quotidianamente per mandare avanti un’azienda e tutto quello che ne deriva?
Secondo il Governo è corretta la soluzione proposta per un imprenditore di richiedere, con non poche difficoltà e ostacoli, un finanziamento per far fronte alle esigenze aziendali continuando ad indebitarsi? Quale risposta ha dato invece il Governo o le istituzioni preposte ai lavoratori dipendenti in cassa integrazione che oggi non hanno ricevuto un solo euro di tale ammortizzatore?
Veramente siamo convinti di essere tutti sulla stessa barca? Lo Stato e le istituzioni tutte hanno messo all’angolo milioni di italiani dimenticandoli e lasciandoli soli al loro destino.
Anche nel Comune di Agrigento si registra l’abbandono e l’emarginazione delle suddette categorie. Sono stati riaperti infatti i termini di presentazione delle domande per ottenere i buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari, prodotti di prima necessità e farmaceutici.
Anche questa volta sono stati lasciati fuori dall’elenco dei beneficiari, ad esempio, i lavoratori in cassa integrazione che, alla data odierna, non hanno ancora ricevuto tale trattamento economico?
Non sarebbe opportuno ampliare la platea dei beneficiari dei buoni valutando altri parametri oggettivi che possano dimostrare il momento di obiettiva difficoltà economica considerando che detti soggetti sono costretti a stare ancora chiusi in casa e ad attingere, probabilmente per chi ne ha avuto la possibilità, ai propri risparmi derivanti da anni di sacrifici? Tale atteggiamento assunto dalle istituzioni politiche con mera predisposizione all’assistenzialismo puro, anche nel comune di Agrigento, vede tanta gente, certamente bisognosa, ottenere aiuti da
ogni dove, non solo dalle associazioni, dalla Caritas Diocesana, dalle parrocchie non per ultimo dal Comune. E tutti gli altri?
Tuttavia è un dato di fatto che c’è tanta gente disinibita che “arraffa d’ovunque può” a discapito di chi invece è escluso dai suddetti diritti ed oggi è un nuovo povero. Auspico che tutti gli enti e le associazioni preposte per gli aiuti ai meno abbienti, con il Comune capofila, si attivino immediatamente, mettendo da parte gli individualismi e consultandosi tra loro, magari confrontando gli elenchi dei beneficiari, per vigilare sugli eventuali abusi per evitare che nessuno venga lasciato davvero solo in questo momento di difficoltà.
Oggi tutti i cittadini, nuovi soggetti sulla soglia della povertà, come non mai, hanno bisogno della concreta presenza dello Stato, del resto, in un’Italia che sta andando a rotoli, i soldi per dare da mangiare e far sopravvivere dignitosamente tutti ancora sembrano esserci. Usiamoli bene e non sprechiamoli.
La politica tutta, senza alcuna distinzione partitica, si ravveda e si schieri finalmente dalla parte dei
cittadini.