Nel frattempo alla Regione si recita il “mea culpa” sui ritardi nel pagamento della cassa integrazione. L’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, ha annunciato delle indagini interne per comprendere il perché. E il dirigente del dipartimento Lavoro, Giovanni Vindigni, che forse il perché lo ha compreso, ha disposto il rientro in ufficio di parecchio personale che finora, a fronte dell’emergenza covid, ha lavorato a casa. Al momento le pratiche di cassa integrazione analizzate sono state 1.788 su oltre 37mila. I lavoratori in attesa sono circa 135mila. Ecco perché Vindigni ha prospettato che dal 4 maggio in poi, almeno la metà del personale che si occupa di tale settore, seppur con le opportune rotazioni, dovrà presentarsi in ufficio. E l’emergenza covid? Al personale saranno fornite mascherine e guanti, nell’ambito di misure anti contagio. Sindacati e Consulenti del lavoro obiettano che responsabili dei ritardi sono soprattutto i sistemi informatici della Regione, ormai obsoleti, non al passo coi tempi. Il presidente dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Palermo, Nino Alessi, spiega: “ La piattaforma è troppo rigida, e basta un piccolo errore formale perché sia respinta. Tutte le altre Regioni permettono di fare correzioni su aspetti formali in corso d’opera. In Sicilia invece per una svista si può bloccare tutto. E ciò anche per un errore minimo, come ad esempio il codice di avviamento postale, che deve essere indicato sulla pratica, e non può essere quello generico della città, nel caso di Palermo 90100, ma quello esatto del quartiere”. Conferma e rilancia il segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino, che ribatte: “Questi problemi sono da sempre un’esclusiva della Sicilia. L’assessore Scavone ci ha proposto di cambiare piattaforma, ma farlo adesso significherebbe bloccare tutto per almeno una settimana. Adesso, invece, c’è bisogno di accelerare”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)