L’ex Procuratore della Repubblica di Palermo all’epoca dell’arresto di Totò Riina, il 15 gennaio del 1993, Giancarlo Caselli, ha deposto al processo d’appello sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, e, alla domanda sulla mancata perquisizione del covo di Riina in via Bernini dopo la cattura, Caselli ha risposto: “La mancata perquisizione del covo di Totò Riina è stata una brutta pagina. Io ero per intervenire subito, ma mi sono fidato del capitano De Caprio che lo aveva arrestato. Sergio De Caprio, conosciuto come il capitano “Ultimo”, l’ufficiale che coordinò il blitz dei Carabinieri del Ros e l’arresto di Riina, era in quel momento un eroe nazionale, che aveva messo le manette al mitico, nel senso negativo del termine, Totò Riina. Ma l’interruzione del servizio di sorveglianza che non ci fu comunicata è una brutta pagina. Mori mi disse che il mancato avviso rientrava nell’autonomia decisionale e operativa della polizia giudiziaria”.
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