Crac ospedale di Agrigento e Pronto Soccorso, parlano i primari del nosocomio San Giovanni di Dio

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La sanità agrigentina attraverso un momento poco felice. I gravi problemi che attanagliano l\’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento e soprattutto il Pronto Soccorso (l\’ultimo primario del reparto ha battuto il record di permanenza, 48 ore…) sono usciti fuori come funghi nel giro di pochissimo temo ed hanno alimentato ancora di più una situazione che già si presentava assai problematica.

In tal senso abbiamo sentito quasi tutti i primari del nosocomio agrigentino i quali, come voce comune, confermano la situazione disastrosa.

Gerlando Fiorica, primario di Anestesia, Rianimazione e Direttore del dipartimento di Emergenza:

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\”Situazione diventata insostenibile nel corso del tempo a causa della carenza del pesonale legata ad una cattivissima programmazione a livello nazionale sul tourn over dei medici e la persistenza del numero chiuso nelle università ha determinato un gap importante di medici di qualunque tipo di specializzazione che oggi soprattutto in Sicilia determina gravissime carenze assistenziali. Gli ospedali minori Licata e Ribera non sono in condizioni di gestire le acuzie proprio perché carenti delle strutture assistenziali tipiche di un’idea di primo livello come il San Giovanni di Dio; basti pensare all’emodinamica, nella rete per l’infarto, o la stroke unit nella rete dell’ictus. Tutte reti tempodipendenti che necessitano di interventi tempestivi nel minor tempo possibile. A fronte di questo la mia idea considerato che non abbiamo strutture ricettive per pazienti post acuti, basti pensar a pazienti affetti da sla tracheomizzati e portatori di peg, non gestibili a domicilio, occorrerebbe trasfornare gli ospedali minori in ospedali per post acuti mantenendo tuttavia dei presidi di emergenza attrezzati e organizzati nel migliore dei modi per accettare un paziente acuto e centralizzarlo nell’ospedale di riferimento\”.

Falco Abramo Maria Rita Direttore Unità Oparativa Complessa Ginecologia Ostetricia:

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\”Per quanto riguarda la branca di ginecologia e ostetricia considerato che il punto nascite di Agrigento garantisce più di 1500 parti l’anno, è un punto nascita di secondo livello con terapia intensiva neonatale che offre alle gestanti garanzia e sicurezza in tutte le fasi del parto.

Cio è possibile anche grazie alla presenza della rianimazione e del centro trasfusionale. Alla luce di ciò continuare a garantire piccoli punti nascita che non raggiungono il target minimo imposto dal ministero di 500 parti l’anno non si ritiene essere uno standard di qualità, proprio perché negli ospedali minori non vi può essere  la stessa garanzia assistenziale di un hub di riferimento. Un conto è andare in ospedale di periferia, un conto è andare all\’ospedale del capoluogo.

Ovvio che questo è il pensiero personale ma tali scelte sappiamo bene che non sono in capo ad una direzione strategica ma bensi vanno decisi in tavoli politici regionali e ministeriali. Ed occore prendere provvedimenti nel più breve tempo possibile erima che la situazione precipiti del tutto.

Giovanni Palmisciano Unità Operativa Ortopedia e Traumatologia:

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\”L\’assoluta  mancanza di medici crea queste enormi difficoltà; gli ospedali periferici stanno chiudendo proprio per questo motivo. Chi lavora all\’ospedale di Agrigento è costretto a fare i conti con tutta l\’utenza che si riversa nel capoluogo ed è quindi costretto a turni massacranti. Gli ospedali minori servono, sicuramente, ma non per i servizi essenziali i quali, giustamente, vengono resi solo nel nosocomio di Agrigento che si intasa sempre di più.

Ogni giorno a lavoro, mattina, sera senza sosta. Non scordiamoci che prima di ogni cosa viene la salute e posso assicurare che la salute nostra, con turni così massacranti, è davvero a repentaglio e certamente non aiuta nè facilita la nostra attività professionale la quale necessita, così come in ogni reparto, la massima attenzione. Non scherziamo con le cose serie!

Certo, dopo 18 anni di onorata attività e di sacrifici è dura ma la salute prima di tutto. Non nascondo una certa voglia di andare via, anche se fino ad ora nulla di concreto\”.

Carmelo Sciumè, Direttore Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale, Endoscopia e Laparoscopia a conduzione universitaria:

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\”Come tutti i Pronto Soccorso anche quello di Agrigento è in grave sofferenza; l’Uoc da me diretta fornisce a cadenza mensile un chirurgo al Pronto Soccorso. Purtroppo, questa circostanza ha effettto domino; si viene a creare una sofferenza per altri servizi, come la sala operatoria endoscopia in reparto e in ambulatorio. Un soggetto può essere soltanto in un sol posto!

La Chirurgia Generale così come la Chirurgia di Urgenza effettuano più degl 50% degli interventi che si eseguono in regime di urgenza/emergenza in quanto i presidi ospedalieri di Licata e Ribera non possono eseguire interventi in urgenza, pertanto vengono trasferiti quasi tutti presso il nosocomio di Agrigento.

Incredibile ma purtroppo amara realtà: Nella stragrande maggioranza dei casi anche i pazienti dell’ospedale di Mussomeli, pur facendo capo all’Asp di Caltanissetta, vengono trasferiti in regime di urgenza presso il mio reparto per il relativo intervento chirurgico. Ed ecco l\’accavallarsi di una situazione ormai divenuta insostenibile e che spero possa ssere sistemata nel più breve tempo possibile\”.

Giuseppe Caramanno Direttore Unità Operativa Complessa Cardiologia – Emodinamica:

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\”Una situazione assolutamente insostenibile; si dovrebbe riprogrammare l\’organizzazione sanitaria ospedaliera della Sicilia. Ove è possibile sopprimere reparti che non solo sono inutili ma diventano pericolosi per il cittadino.

Occorre una riorganizzazione nel comparto sanità capace di sopperire ai problemi che stiamo vivendo oggi. Ospedali minori come ad esempio Ribera potrebbero fornire al pronto soccorso di Agrigento ben 5 medici e il problema in gran parte verrebbe risolto. La struttura di Ribera potrebbe essere abilitata per altre prestazioni sanitarie. E\’ notorio il fatto che nell\’Unità Operativa Complessa del mio reparto il tempo è una delle principali cause di sopravvivenza. Ogni minuto trascorso in più (durante un viaggio in ambulanza,per fare un esempio) potrebbe risultare fatale per le conseguenze di un paziente infartuato\”.

Gino Onofrio Cacciatore Direttore Unità Operativa Complessa Lungodegenza:

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\”La situazione del pronto Soccorsodi Agrigento è dovuta fondamentalmente alla carenza di medici che con il numero chiuso e il numero chiuso in specializzazione ha determinato una ver e propria catastrofe della sanità italiana. Ad Agrigento in particolare la situazione delle risprse mediche è catastrofica in quanto gli organici sono  più o meno vuoti e i concorsi che l\’amministrazione ha fatto vengono ricoperti soltanto al 25%.

Un\’altra situazione grave è che la carenza medica ha determinato una notevole un inefficacia delle Unità Operative dei vari piccoli presidi della provincia, Licata, Canicattì e Ribera. Il paziente quindi quando ha bisogno si rivolge direttamente ad Agrigento o Sciacca, creando così intasamento notevole ai relativi Pronto Soccorso\”.

Michele Ruoppolo Direttore Unità Operativa Complessa Urologia e Andrologia:

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\”Anche il mio reparto si trova sotto organico; tra l’altro l’urologia di Sciacca non fa più interventi ed è allo sbando totale e quindi i pazienti li mandano tutti ad Agrigento. Questo comporta l’appesantire di tutta la nostra attività.

Il problema agrigentino scaturisce principalmente dal fatto che approviginionamenti e tutto il materiale occorrente è sempre carente in quanto viene rallentato dal Settore Provveditorato, incapace e inetto ad affrontare le urgenze e le necessità dell’ospedale. Per quanto riguarda il Pronto Soccorso non c’è nulla da fare, coloro i quali che sono li fanno i miracoli e sono encomiabili. Ma non basta, purtroppo. Occorre una linea tutta nuova\”.

Giuseppe Gramaglia Direttore Unità Operativa Complessa Pediatria:

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\”La situazione del Pronto Soccorso di Agrigento e del reparto di pediatria di Licata sono al collasso a causa della carenza di dirigenti medici pediatri. Non è possibile effettuare le guardie all0\’spedale di Licata in quanto tale situazione crea notevoli disagi e aumenti di rischio clinico\”.

 

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