In Sicilia iniziano le opere a rimedio della crisi idrica con i primi 20 milioni di euro stanziati dalla Protezione civile nazionale. Appello dell’Associazione dialisi.
La Protezione civile nazionale retta dall’ex presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha stanziato i primi 20 milioni di euro a fronte della crisi idrica in Sicilia riconosciuta dal governo Meloni come emergenza nazionale. Il governo Schifani ha progettato gli interventi prioritari da finanziare, e adesso – almeno secondo quanto annunciato – si sarebbe alla fase della esecuzione materiale delle opere. Infatti Schifani informa di avere ricevuto un’apposita comunicazione dal ministero della Protezione civile, una sorta di semaforo verde alla spesa. E la lista della spesa è il programma predisposto dalla ‘cabina di regia’ istituita a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza, dallo stesso presidente della Regione, e che è coordinata dal capo della Protezione civile in Sicilia, Salvo Cocina.
In estrema sintesi tale programmazione consiste nella rifunzionalizzazione di pozzi e sorgenti, nell’acquisto e la sistemazione di autobotti, e nella riparazione di alcune reti di interconnessione. Schifani commenta: “Ringrazio la Protezione civile nazionale per la celerità dimostrata nell’approvazione della nostra proposta. Già da subito gli uffici si attiveranno per sollecitare i gestori delle reti e i Comuni nella predisposizione dei progetti e l’avvio delle opere, che in alcuni casi sono già partite. Nel contempo iniziamo a lavorare su un secondo piano di interventi che sarà finanziato con altri 20 milioni di euro, così come garantito dal ministro Musumeci in occasione del via libera del Consiglio dei ministri allo stato di emergenza nazionale. Comunque anche la Regione ha fatto e farà la sua parte. Abbiamo già stanziato 20 milioni di euro per l’acquisto di foraggio per gli animali e per l’idropotabile, e altrettanti li destineremo in occasione di imminenti misure finanziarie che il governo porrà in essere nei prossimi giorni.
Il governo regionale è consapevole della situazione di emergenza idrica che la Sicilia sta attraversando, per le condizioni climatiche e per la mancata programmazione degli anni scorsi. E per questo motivo siamo quotidianamente sul pezzo. Grazie alla costante e continua sinergia tra i nostri uffici e quelli ministeriali, oltre alla sensibilità dimostrata dal governo nazionale, siamo comunque fiduciosi nella rapida attuazione di interventi che possano mitigare la siccità” – conclude Renato Schifani. E nell’ambito della lotta alla siccità sono compresi anche i 90 milioni di euro dei Fondi di sviluppo e coesione 2021 – 27, benedetti dall’accordo appena firmato con la premier Meloni al teatro “Massimo” a Palermo, e che serviranno per la riattivazione dei tre dissalatori di Trapani, Gela e Porto Empedocle. Nel frattempo l’emergenza in corso rischia di abbattersi finanche sui dializzati. L’Associazione dialisi Sicilia lancia l’allarme e, tramite il presidente e il vice presidente, Giuseppe Verde e Livio Marrocco, spiega: “Sono tutte cadute nel vuoto finora le richieste ufficiali trasmesse all’assessorato regionale alla Salute, già a partire dal mese di febbraio, per istituire un tavolo di crisi con lo scopo di concordare un piano di emergenza contro la carenza di acqua.
Adesso con l’aumento delle temperature, che porterà all’aggravamento del fenomeno della siccità, è probabile un ulteriore stretta sull’erogazione idrica in molti Comuni, dove il razionamento è partito già da diversi mesi come nell’agrigentino, nel nisseno, nel trapanese e nella provincia di Palermo. In assenza di un coordinamento pubblico, molti centri di dialisi sono stati costretti a comprare l’acqua a proprie spese con costi esorbitanti pur di non abbandonare i pazienti in cura. Per ogni paziente il fabbisogno è di 1.500 litri d’acqua a prestazione, mediamente per un centro di 40 pazienti occorrono 30 mila litri di acqua. Per le prestazioni dialitiche salvavita l’acqua è fondamentale, stiamo facendo sforzi immani. Purtroppo le istituzioni non ci danno ascolto. La situazione è davvero grave. Ad Alcamo l’acqua viene erogata ogni quattro giorni, ed è critica la situazione anche a Lercara Friddi, Adrano, Lentini, Sciacca e Ribera. Sono circa 3 mila i pazienti in dialisi in Sicilia. L’Associazione rinnova l’appello alla Regione e alle Prefetture: bisogna agire in fretta, la vita dei pazienti è in pericolo”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)