La Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Fabio Marino, dopo due anni non ha ancora depositato le motivazioni della sentenza al processo “Chiara La Mendola”. Lo sfogo dei familiari amplificato dal Tg5.
Il 19 aprile del 2021 i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Fabio Marino, hanno confermato la sentenza emessa il 12 luglio del 2018, quando il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha condannato ad 1 anno di reclusione ciascuno il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Agrigento, Giuseppe Principato, 64 anni, ed il funzionario, Gaspare Triassi, 55 anni, responsabile del servizio strade comunali, imputati di omicidio colposo a seguito della mancata riparazione, o di un’adeguata segnalazione, di una profonda buca stradale in via Cavaleri Magazzeni, ad Agrigento, tra San Leone e Cannatello, che intorno alle ore 18 del 30 dicembre 2013 ha provocato un incidente stradale e la morte di Chiara La Mendola, 24 anni di età. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice Miceli tra l’altro scrisse: “Al di là della fin troppo dichiarata mancanza di fondi, il Comune di Agrigento disponeva comunque di quelli necessari, oltre che del personale, della struttura e dei mezzi, per compiere quanto meno i piccoli lavori di manutenzione ordinaria, quali la copertura di una buca sull’asfalto o quanto meno anche solo, appunto, per segnalare l’insidia agli utenti della strada”. Ebbene, dal 21 aprile del 2021 sono trascorsi quasi due anni, e i giudici della Corte d’Appello presieduta da Fabio Marino non hanno ancora emesso le motivazioni della loro sentenza quando invece il termine di legge indichi “entro 90 giorni”. Tale condotta determinerà a breve la prescrizione delle ipotesi di reato contestate, e al momento congela la causa civile per il risarcimento del danno.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)