“Depistaggio Borsellino”, altri testimoni

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Al processo sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio, la Procura e alcuni difensori chiedono l’ascolto di altri testimoni. I dettagli.

Nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, sono attualmente sotto processo, in primo grado a Caltanissetta, tre poliziotti, il funzionario Mario Bo, ex capo del gruppo d’indagine “Falcone – Borsellino”, e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, che si occuparono della tutela di tre falsi pentiti, Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci. I tre poliziotti sono imputati di avere suggerito ai tre falsi collaboratori la versione da fornire agli inquirenti e i nomi da indicare quali responsabili della strage. La falsa verità, a cui tanti anni i giudici hanno creduto, è costata la condanna all’ergastolo a sette innocenti, poi scarcerati, e che si sono costituiti parte civile in giudizio. Ebbene, adesso, nel corso del dibattimento in aula, le parti hanno chiesto al Tribunale di ascoltare altri testimoni. In particolare, il procuratore reggente di Caltanissetta, Gabriele Paci, intende interrogare l’ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, oggi avvocato, a seguito di quanto appena dichiarato alla Commissione regionale antimafia presieduta da Claudio Fava. E il procuratore Paci ha spiegato: “Secondo quanto emerso sulla stampa, e così come confermato durante l’escussione a verbale, sono emerse delle dichiarazioni di Ingroia rilevanti sul profilo della novità in ambito del processo. Nello specifico, sulla confidenza fatta al Procuratore della Repubblica, Gianni Tinebra, la sera del 19 luglio o il giorno dopo, in cui si indicava il dottor Contrada come il soggetto a cui il collaboratore di giustizia, Gaspare Mutolo, fece riferimento al Procuratore Borsellino nel corso dell’interrogatorio. Una circostanza acclarata”. E poi, l’avvocato Giuseppe Scozzola, parte civile di Gaetano Scotto, ergastolano a causa delle dichiarazioni dei falsi pentiti e poi riconosciuto innocente, ha chiesto al Tribunale di convocare a deporre il killer catanese Maurizio Avola, “al fine – ha spiegato Scozzola – di verificare quanto è a sua conoscenza sulla strage del 19 luglio 1992, ovvero quanto ha riferito al giornalista Michele Santoro sulla sua presenza a Palermo nei giorni a cavallo della strage di via D’Amelio e sul suo contributo all’organizzazione dell’attentato”. E poi, ancora, l’avvocato Giuseppe Seminara, che difende due dei tre poliziotti imputati, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ha chiesto di ascoltare l’ex Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, l’ex Procuratore di Messina, Guido Lo Forte, e altri due magistrati, Ignazio De Francisci e Sergio La Commare, “al fine – ha spiegato l’avvocato Seminara – di parlare dell’archiviazione dell’inchiesta su mafia e appalti”. Il presidente del Tribunale si è riservato di decidere alla prossima udienza, in calendario il 17 settembre, dopo la pausa estiva.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

 

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