Di Matteo “rimosso dai mandanti occulti”

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Il magistrato Nino Di Matteo rimosso dal pool di indagine sui mandanti occulti della strage di Capaci per una “intervista di troppo”. I dettagli sull’accaduto.

Si infiamma l’inchiesta in corso sui presunti mandanti occulti della strage di Capaci contro il giudice Giovanni Falcone. Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ha costituito due mesi addietro un apposito pool di indagine sulle “entità esterne nei delitti eccellenti di mafia”, e ha nominato come componenti i magistrati Franca ImbergamoFrancesco Del Bene, e Nino Di Matteo, colui che tra l’altro ha tanto contribuito all’istruzione del processo sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi. Il pool è stato già impegnato in diverse riunioni di coordinamento con i procuratori di Palermo, Caltanissetta, Reggio Calabria e Firenze, che, a vario titolo, si occupano di tali indagini. Ebbene, adesso Nino Di Matteo non è più componente del pool. E perché? Perché il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, lo ha rimosso dall’incarico. E perché? Perché Nino Di Matteo, usando un’espressione tipica siciliana, ‘avrebbe parlato assai’. E quando, dove? E’ successo nel corso di un’intervista al giornalista Andrea Purgatori, già in onda su La 7, in occasione di una puntata di “Atlantide”. La rimozione di Nino Di Matteo determina il rientro del magistrato nel suo ruolo ordinario, ovvero sostituto alla Direzione nazionale antimafia. Il provvedimento di Cafiero de Raho è immediatamente esecutivo da ieri martedì ed è stato comunicato al Csm (il Consiglio superiore della magistratura), alla commissione competente per assegnazioni e revoche. Il dibattito non si annuncia rilassato. Sul tavolo, infatti, vi è la questione che da tempo spacca la magistratura, ossia le interviste ai pubblici ministeri. Da una parte vi è il procuratore Cafiero de Raho che contesta a Di Matteo “di – testualmente – avere interrotto il rapporto di fiducia all’interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia impegnate nelle indagini sulle stragi. Ovvero, di avere risposto al conduttore della trasmissione, Andrea Purgatori, con analisi che ricalcano le piste di lavoro riaperte sulle stragi, su cui si sta discutendo in riunioni riservate”. Dall’altra parte invece vi sono altri secondo cui, nell’intervista incriminata, Nino Di Matteo si è riferito e ha citato solo particolari già noti e che inducono a sospettare presenze esterne sul teatro dell’attentato. E quali sono? Sono il ritrovamento, accanto al cratere di Capaci, di un biglietto scritto da un agente dei servizi segreti. Poi un guanto con tracce di un dna femminile. Poi la scomparsa del diario di Giovanni Falcone da un computer al ministero della Giustizia. E poi l’ipotesi che alcuni appartenenti a Gladio abbiano avuto un ruolo nella fase esecutiva della strage del 23 maggio 1992.
 
Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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