Partiamo subito da un presupposto: ” la libertà è un bene inalienabile dell’uomo sancito dalla nostra Costituzione “
Nonostante ciò, spesse volte però, attribuiamo significato e valore soggettivo a quello che invece dovrebbe essere un concetto oggettivo.
Nel sacro nome della libertà sono state combattute battaglie e fatte rivoluzioni,
sacrificato vite e convenzioni, assimilando al concetto di “libertà” anche quello di uguaglianza e fratellanza come ci ha insegnato la storia della rivoluzione francese nell’anno del Signore 1789, che per un decennio ha sconvolto il Paese trascinandolo in eventi estremamente complessi ed articolati fino alla proclamazione della repubblica a danno dell’Ancien Régime.
Dal 1789 ad oggi, questo concetto è stato maggiormente arricchito a volte imbellettato ed alcune volte estremizzato, quando bisognerebbe invece soffermarsi su un fatto semplice quanto efficace :”la nostra libertà finisce, dove inizia quella degli altri”
Parafrasando un detto molto usato nel periodo storico che stiamo vivendo, quante volte abbiamo mantenuto la giusta “distanza sociale” per accorgerci di quale fosse il limite da rispettare per non impedire la libertà degli altri?
Forse questa è una domanda che dovremmo porci più spesso. Anche al tempo del coronavirus.
Si, perché questo è il tempo delle privazioni, del rispetto delle nuove regole, della trasformazione sociale, della povertà nelle relazioni, della limitatezza di spazi e di luoghi, dell’impoverimento economico e culturale e tutto questo in nome della nostra tanto agognata salute. Giusto.
Quello che invece a mio avviso dovrebbe avere maggiore attenzione, è la conseguenza di tutto quello che ha comportato questa perdita di libertà e come si sia insinuato in noi il germe della diffidenza e della paura, che inevitabilmente andrà a minare il nostro metro di giudizio, la nostra tolleranza, le nostre relazioni sociali, la nostra vita.
Quello che dovrebbe farci riflettere su come riprendere i nostri contatti sociali senza ledere la libertà degli altri nella salvaguardia della propria salute, viene fuori in modi distinti e contrapposti: a volte con arroganza, altre volte con menefreghismo, con riluttanza, con caparbietà, con giudizi tuonanti che spesso incitano alla violenza, con disturbato senso di appartenenza regionale ed alcune volte come un atteggiamento di condivisa rassegnazione letta negli sguardi quanto nelle espressioni comuni :” dobbiamo stare attenti ma non possiamo farci nulla!”
Possiamo vederci ma non possiamo toccarci; possiamo parlarci ma non senza mascherina; possiamo passeggiare ma rispettando la distanza sociale; possiamo uscire a mangiare fuori ma non se siamo amici, possiamo entrare nei negozi ma allontanarci qualora qualcuno si avvicinasse nel nostro spazio di un metro; possiamo lavorare ma rimanendo a casa; possiamo avvalerci dei mezzi pubblici ma stare attenti a rispettare la nuova gestione dei posti a sedere; possiamo nuotare ma non stare fermi in acqua….tutto e il contrario di tutto!
È inevitabile non riflettere sul come si rincorrono il concetto di libertà e il sentimento di diffidenza!
Ma siamo sicuri di poter vivere la nostra libertà se quello che ci assale è solo una inevitabile diffidenza nei confronti degli altri?
Siamo stati bravi all’inizio a far vedere quanto eravamo forti, contenuti, caparbi, i migliori a rispettare le regole; siamo stati bravi a far vedere al mondo in che modo artistico siamo stati capaci di reagire, tutti vicini anche se lontani, sotto un comune slogan che ci ha assillato per mesi : “ insieme ce la faremo” o quell’altro ancora che diceva “ stare lontani oggi per abbracciarci domani”.
Siamo davvero sicuri che sia poi così ovvio, così naturale e spontaneo ritornare alle nostre vecchie abitudini ?
Si può osare dicendo, che la paura può fare più danni di una pandemia e più forte sarà il sentimento di paura, tanto più grande sarà la nostra diffidenza e più saremo diffidenti, tanto più sarà difficile una ripresa sociale che coinvolga anche la nostra parte emotiva nei confronti degli altri .
Se la paura e la diffidenza sono entrati a gamba tesa nella nostra vita, mi chiedo come saremo liberi di vivere la nostra libertà .
Questo nuovo condizionamento del quale non siamo ancora del tutto consapevoli, ci imprigiona in un meccanismo stimolo-risposta al quale reagiamo in modo automatico, senza essere del tutto consci degli effetti prodotti.
No, non sarà semplice riprendere lì da dove abbiamo interrotto e sono tanti i fattori che concorrono a nostro svantaggio.
Le mutate condizioni economiche, il nuovo modo di vedere la vita con tutte le limitazioni del caso, l’incertezza di non sapere quando tutto questo potrà finire, le nuove sensazioni di inquietudine mista ad impotenza nell’affrontare questa nuova emergenza sociale ed emotiva, ci sposta più il là, dove tutto ha un vago sapore di libertà e dove non siamo ancora sicuri di voler stringere le mani di qualcuno senza essere diffidenti.
Hai centrato, in modo efficace e preciso, il vero problema! Nel mio commento recente avevo dato un input verso questa direzione e questa convergenza di idee non mi dispiace affatto!! Brava Claudia sempre di riflessioni così illuminanti!!!