Si è insediato ed incontrato la stampa il neo questore di Agrigento Emanuele Ricifari. Prende il posto di Rosa Maria Iraci nominata Direttore generale della Pubblica sicurezza. Catanese di 61 anni, sposato e padre di tre figli, proviene dalla Questura di Caltanissetta, dove ha ottenuto brillanti risultati. Nel corso del suo lunghissimo intervento ha toccato diversi aspetti e fenomeni della provincia. A partire dai continui flussi migratori che fanno di Lampedusa, e dunque anche di Agrigento, terra di frontiera. “Quando sono stato chiamato una decina di giorni fa al Dipartimento, al Quirinale, prima dal Capo della Polizia, poi dal Ministro, per rappresentarmi, e presentarmi i problemi generali e particolari di questa sede, è chiaro che arrivo in un momento topico. Sicuramente in questo momento siamo l’ombelico del mondo. C’è poco da dire, c’è poco da fare”.
Le prime parole del questore Ricifari, che ha già annunciato una visita sull’isola più grande delle Pelagie. Immigrazione, ma anche mafia e tanto altro. “Sono un servitore dello Stato che deve svolgere la funzione con onore e disciplina come la Costituzione – afferma ancora –. Tre cose deve avere un poliziotto e il capo dei poliziotti: competenza, passione e onestà intellettuale e queste ve le garantisco”.
”Agrigento – continua durante la conferenza stampa d’insediamento – non è solo Lampedusa. Qui c’è uno storico retaggio mafioso. Conosco bene il fenomeno per averlo trattato, come questore, in provincia di Caltanissetta. Sono due realtà geograficamente attigue, anche a livello antropologico. Oggi la mafia non è più la stessa. Gli stiddari esistono ancora anche se hanno abbassato l’aggressività, gli esponenti o sono in carcere o sono sottoposti a sorveglianza speciale o ad altre misure di prevenzione, ed esiste una lente che li controlla. Anche qui stanno percorrendo strade diverse, stanno seduti nei consigli di amministrazione di banche del Nord e del Nord Europa o in multinazionali. Una volta la mafia si occupava della vendita di zucchine, adesso si dedica, come dimostrano le inchieste e le condanne, al settore di gioco e scommesse, e persino allo street food”.