Oggi alle ore 170:30 nel salone della BIBLIOTECA LUCCHIESIANA un nuovo appuntamento della prima edizione della rassegna “Fabbriche di Libri”, con la direzione artistica di Beniamino Biondi e di Alice Titone, che fino a maggio 2025 proporrà un ricco calendario di eventi culturali coinvolgendo autori di spicco e grandi marchi editoriali secondo la formula della conversazione con gli autori. Interviene per un saluto don Angelo Chillura, direttore della Biblioteca Lucchesiana.
Incontro imperdibile con una delle più importanti scrittrici italiane, Nadia Terranova, che apre il suo tour siciliano proprio nel cartellone della rassegna agrigentina con il suo libro che sta ottenendo enorme successo, “Quello che so di te” (Edizioni Guanda).
C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni. Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la Mitologia Familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili. Questa non è solo una storia di donne, ma anche di uomini. Di padri che hanno spalle larghe e braccia lunghe, buone per lanciare granate in guerra. Di padri che possono spaventarsi, fuggire, perdersi.
Per raccontare le donne e gli uomini di questa famiglia, le loro cadute e il loro ostinato coraggio, non resta altro che accettare la sfida: non basta sognare il passato, bisogna andarselo a prendere. Ritornare a Messina, ritornare fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate, fra l’invenzione e la realtà, fra i responsi della psichiatria e quelli dei racconti familiari. Nadia Terranova ci consegna con queste pagine il suo romanzo più personale e più intenso, che ci interroga sul potere della memoria, individuale e collettiva, e sulla nostra capacità di attraversarla per immaginare chi siamo.