La Procura di Palermo notifica 24 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettanti amministratori e burocrati del Comune, tra cui il sindaco Orlando. Contestate varie ipotesi di falso materiale in atto pubblico.
Una grana giudiziaria incombe su Palazzo delle Aquile. Una maxi inchiesta è in corso ad opera della Procura della Repubblica di Palermo e della Guardia di Finanza. Il procuratore aggiunto, Sergio Demontis, e i sostituti Andrea Fusco e Giulia Beux, hanno notificato 24 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, ovvero l’atto anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. E tra i 24 vi è anche il sindaco, Leoluca Orlando. A lui, ex assessori, dirigenti e capi area comunali si contesta l’ipotesi di reato di falso materiale in atto pubblico, perché falsi sarebbero i numeri delle entrate e delle uscite poi inseriti nei bilanci approvati negli anni 2016, 2017, 2018 e 2019. Più nel dettaglio, secondo le Fiamme Gialle coordinate dai magistrati, le previsioni di entrate sarebbero state sovrastimate. Nell’avviso di conclusione delle indagini si legge testualmente: “I pubblici ufficiali sottoscrivevano e inviavano all’ufficio Ragioneria generale delle schede di previsione di entrate sovrastimate, tenuto conto dei dati a loro noti degli effettivi accertamenti delle entrate nelle annualità precedenti, così inducendo in errore il Consiglio comunale sulla verità dell’atto, determinandolo ad adottare la deliberazione con la quale veniva approvato il bilancio di previsione”. Punto. E dunque, tali dati, adesso incriminati come falsi, sarebbero stati inseriti nelle proposte di delibera della giunta comunale di approvazione dello schema di bilancio di previsione. E le presunte irregolarità contabili avvolgerebbero diversi settori del Comune, tra l’ufficio condono edilizio, i settori bilancio e tributi, politiche abitative e risorse patrimoniali. Sotto lente di ingrandimento vi sono anche alcune direttive del sindaco Orlando e le certificazioni sui pareggi di bilancio. Ad esempio, sarebbe stato indicato un saldo finale tra entrate e spese per l’anno 2016 pari a più 55 milioni di euro a fronte di un saldo reale negativo per meno 35 milioni di euro, nascondendo quindi il mancato rispetto del pareggio di bilancio da parte del Comune. E così, altro esempio, sarebbe stato per il 2017, indicando un saldo finale tra entrate e spese pari a più 122 milioni di euro a fronte invece di un saldo reale di poco più di 52 milioni di euro. Ed ancora, si indaga sui debiti del Comune verso Rap e Amat, ossia le due aziende che gestiscono rispettivamente il servizio della nettezza urbana e dei trasporti urbani. Tali debiti sarebbero stati indicati in misura nettamente inferiore al reale. Ad esempio, verso l’Amat sarebbero stati quantificati falsamente debiti per soli 197mila euro per l’anno 2016, a fronte di crediti della società Amat pari a 8 milioni e 890mila euro. I 24 indagati, oltre Orlando, sono: Luciano Abbonato (ex assessore comunale al bilancio), Lucetta Accordino (dirigente servizi affari generali), Carmela Agnello (ex ragioniere generale oggi ai Beni confiscati ed Edilizia scolastica), Cosimo Aiello (ex componente collegio revisori), Marcello Barbaro (ex presidente del collegio dei revisori), Paolo Basile (attuale ragioniere generale), Leonardo Brucato (ex dirigente del settore tributi oggi alle circoscrizioni), Roberto D’Agostino (ex assessore al Bilancio), Paola Di Trapani (ex dirigente attività produttive oggi dirigente Verde), Salvatore Di Trapani (ex revisore), Carlo Galvano (ex dirigente condono edilizio), Antonino Gentile (ex assessore al Bilancio), Mario Lo Castri (ex dirigente dei Lavori Pubblici), Gabriele Marchese (ex comandante polizia municipale), Marco Mazzurco (ex revisore), Vincenzo Messina (capo della polizia municipale), Antonino Mineo (ex revisore), Luigi Mortillaro (ex dirigente del servizio bilancio), Sebastiano Orlando (ex revisore), Sergio Pollicita (capo di gabinetto), Paolo Porretto (ex dirigente Sportello unico), Stefano Puleo (ex dirigente tributi), Daniela Rimedio (ex dirigente servizio Tari oggi risorse immobiliari). Adesso i 24 hanno 20 giorni di tempo per opporre mezzi e documenti a difesa, dopodiché la Procura si rivolgerà al Tribunale scrivendo: “Rinviateli a giudizio”. Il Comune di Palermo attualmente batte cassa a Roma alla ricerca di soldi per evitare il dissesto. E la tegola giudiziaria che si è abbattuta compromette una condizione già sull’orlo del precipizio finanziario, peraltro nella prospettiva delle elezioni Amministrative della primavera del 2022.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)