Era stato tratto in arresto lo scorso 5 marzo durante l’pperazione antimafia denominata “Scrigno” condotta dal Nucleo Investigativo di Trapani, nel corso della quale sono state tratte in arresto 25 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. In questo contesto, il D’angelo era ritenuto il vertice di un’articolazione operativa di Cosa Nostra sull’isola Favignana acclarata, per la prima volta, proprio nel corso delle indagini che hanno condotto all’operazione Scrigno.
Dopo alcuni mesi di detenzione presso il carcere Pagliarelli di Palermo, il D’Angelo era stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari poiché le precarie condizioni di salute dello stesso, erano ritenute incompatibili con il regime carcerario.
Il 9 ottobre scorso però veniva condotto in carcere per aver violato da subito le prescrizioni relative ai divieti di comunicazioni con persone non autorizzate, incontrando più volte soggetti che, a loro volta, mantenevano i contatti addirittura con co-indagati nel suo stesso procedimento penale.
A seguito dell’emergenza che da mesi ha colpito il nostro paese, Vito Dangelo fa parte dei “boss” messi ai domiciliari per motivi di salute e per il rischio di contagio da Covid 19 in carcere. Ma come la volta precedente non appena tornato a casa iniziava il via vai di persone dalla sua abitazione.
Grazie agli assidui controlli approfonditi messi in atto dai militari della Stazione Carabinieri di Favignana il soggetto veniva segnalato più volte in compagnia di persone non autorizzate a frequentarlo, per tale motivo scaturiva l’ennesimo provvedimento restrittivo nei suoi confronti e, a seguito della traduzione a bordo della Motovedetta 811 Pignatelli, veniva associato presso il carcere “Pietro Cerulli” di Trapani come disposto dall’Autorità Giudiziaria.