“Sono risorse non sufficienti ma rappresentano almeno una forte e immediata risposta per i Comuni. Mi unisco ai sindaci d’Italia, ad Anci e Upi, e ringrazio il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per l’istituzione del fondo di 3,5 miliardi da destinare ai Comuni per gli effetti del Covid -19”.
Lo ha dichiarato il Sindaco di Agrigento, Lillo Firetto che ha precisato: “La preoccupazione rimane. Il Governo dovrà mantenere in vita il tavolo di confronto e di monitoraggio con i sindaci per rivalutare progressivamente le perdite derivanti da minori entrate e eventualmente rimpinguare il fondo appena istituito.
La situazione di emergenza sanitaria è diventata, oggi, emergenza economica e sociale e investe anche gli enti locali.
Come Comune dobbiamo necessariamente affrontare i mancati introiti e delineare meglio la programmazione della spesa orientando un’attenzione maggiore alle famiglie, agli anziani, alle condizioni di bisogno.
Mancati introiti si traducono in ulteriori e drastici tagli, più di quelli che eravamo già stati costretti a subire.
Potrà essere necessario rivedere gli stanziamenti e probabilmente procedere a sospendere e alcune volte rescindere i contratti di servizio e le forniture con gli operatori economici, determinando ulteriore crisi sul nostro territorio.
Il Comune di Agrigento avrà, a causa della pandemia, un buco non inferiore a 10 milioni di euro per i mancati introiti dei tributi locali e delle entrate extra-patrimoniali che, assieme ai sempre più ridotti trasferimenti correnti dal Governo centrale, hanno finora consentito di poter gestire i servizi essenziali. Se il lockdown dovesse avere effetti più lunghi il buco in 12 mesi potrebbe tramutarsi in una voragine di 60 milioni. Una catastrofe che va scongiurata.
Peraltro, in un tessuto economico che si era orientato su turismo e cultura, la mancanza di lavoro si ripercuote anche sul Comune. Quel Comune che, invece, da quest’anno avrebbe dovuto dare maggiori risposte in termini di azioni e programmi di promozione e rilancio proprio in questo settore.
Sarebbe auspicabile una maggiore flessibilità nella gestione della spesa, liberando gli Enti da tutti quei vincoli imposti dall’armonizzazione.
Ad esempio si dovrebbe consentire di spendere gli avanzi vincolati, così come potrebbe rendersi necessario chiudere i bilanci in deficit, così come sarà di fatto concesso allo Stato. O anche rivedere l’impostazione degli accantonamenti a Fondo Crediti, che per Agrigento vale circa 25 milioni di spesa annua, per poter liberare risorse.
Il Comune non deve soltanto erogare servizi essenziali, ma in questa fase deve garantire un sostegno alla popolazione: alle famiglie e alle imprese in modo particolare. Per questo potrà essere urgente anche l’adozione di ulteriori provvedimenti. Una soluzione sarebbe allargare le possibilità di indebitamento con mutui trentennali, mettendo a garanzia anche una parte del patrimonio comunale inutilizzato, riconsiderando, vincoli di destinazione del debito in modo che siano ammesse spese correnti e spese di investimento, senza distinzione, per esempio, in questa delicatissima fase storica, tra la realizzazione di un’opera pubblica e il supporto a cultura, istruzione, assistenza sociale. Questa è una delle proposte sul tavolo e la condivido. So bene che il ricorso ai mutui trentennali per coprire spesa corrente ricorda scandalose speculazioni da prima Repubblica, pratiche giustamente non più autorizzate, ma credo che siamo dinanzi a una crisi di enormi proporzioni: l’adozione di tutte le precauzioni del caso, comprese le misure anti-corruzione, possono evitare scivoloni e garantire invece quelle risposte alla popolazione che altrimenti sul territorio difficilmente saremo in grado di dare”.