Non c’è più tempo per poter dire…corriamo subito ai ripari prima che ci scappi il morto; non c’è più tempo di poter dire…prenderemo provvedimenti drastici; non c’è più tempo di lasciar poter agire incustoditi energumeni del genere. Insomma, non c’è più tempo in tutto!
Il sopravvissuto Mario Fontana, consigliere comunale ad Agrigento, brutalmente aggredito e colpito alla testa da una ferocia inaudita perpetrata da parte di due o tre individui non rappresenta una semplice rissa, come quelle che, purtroppo, ormai siamo abituati a vedere e convivere settimanalmente nei cosiddetti luoghi della movida, ma una vera e propria aggressione per uccidere!
Due o tre persone con tanto di tirapugni in mano che colpiscono un soggetto che può solo difendersi dai colpi (perché dopo il primo cadi a terra semisvenuto) hanno le idee ben chiare.
Abbiamo cercato in wikipedia cosa è un tirapugni, e fra le altre informazioni, c’è la seguente: “Generalmente usato nel combattimento corpo a corpo, alcuni modelli sono anche dotati di spuntoni sugli anelli. Esistono perfino dei tirapugni con delle lame di supporto attaccate ai lati (anche smontabili), che diventano pertanto vere e proprie armi bianche, potendo ferire anche molto gravemente una persona, o addirittura ucciderla.
In Italia il tirapugni non viene considerato “Arma impropria” ma “Arma Bianca Propria” (art. 585 C.P.), in quanto è costruito per il solo scopo di offendere la persona”.
Detto ciò è facile dedurre come ormai siamo arrivati al limite non solo di sopportazione ma anche di paura. Una paura, diciamolo francamente, che oggi viene alimentata anche dal fatto che i due o tre energumeni hanno agito indisturbati nella consapevolezza che nessuno potesse controllarli.
Questo è un fatto assai grave. Diventa ancora più grave quando ormai tutti abbiamo la consapevolezza che sabato e domenica prossima nel 99% dei casi nei soliti luoghi della movida ci sarà l’ennesima scazzottata.
Certamente quanto accaduto ai danni di Fontana non rappresenta una scazzottata ma una vera e propria imboscata per fare del male; un male forte, un male devastante, una barbarie che contempla anche la consapevolezza di raggiungere il gesto estremo, e cioè quello di uccidere.
Autorità preposte, comprendete perfettamente che noi tutti cittadini non siamo più tranquilli, pur conoscendo le difficoltà del vostro lavoro che dovrebbe stabilire un certo ordine in luoghi che invece di unire non solo dissociano, ma rendono assai vulnerabili le lucidità psiche e mentali di chi, in qualsiasi momento, si arma di tirapugni ed è pronto a tutto.
Sarà stata gente ubriaca, incapace in quel momento di avere le idee lucide? Non lo sappiamo, ma una cosa è certa: sabato notte si è sfiorata la tragedia per un nonnulla. Questo non è più tollerabile.
Il nostro augurio, così come quello di tutti, è che adesso vengano presi nel più breve tempo possibile i responsabili di questa tragedia sfiorata. A patto che dopo l’arresto vengano presi serissimi provvedimenti da parte della magistratura. Altrimenti, lasciarli a piede libero, conta poco o nulla.
Che serva da lezione a tutti. A cominciare dai gestori dei locali i quali dovrebbero essere i primi a non permettere ciò che è accaduto sabato notte. Vuol dire che dovranno assumere altro personale, se vogliono continuare a lavorare. Un personale che controlli ogni angolo del locale, onde evitare le imboscate come accaduto a Fontana, e se ci si trova all’aperto che vengano controllate le strade adiacenti.
Una tragedia, per diventare tale, non necessità di attività particolari. Basta un bicchiere in più…
Siamo molto preoccupati.
In assenza di pene severissime, le tue, le nostre parole, saranno sempre al vento.
Speriamo in collegio giudicante severissime.
Abbiamo superato ogni limite di sopportazione, bisogna, dico bisogna, immediatamente trovare a qualunque costo gli assassini e mandarli in galera a tempo indeterminato, cioè per sempre. In ogni caso bisogna vigilare accuratamente nei luoghi della movida, arrestare gli energumeni e giudicarli severamente, solo così forse possiamo stare un pò più tranquilli.