Giuseppe Arnone a processo: calunniò Di Natale, Patronaggio, Fonzo e Vella

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Il tutto sarebbe nato da una istanza di avocazione che l’ex avvocato Giuseppe Arnone inviata alla Procura Generale di Palermo. Nella missiva Arnone evidenziava dei favoritismi perpetrati da parte degli ex capi della procura agrigentina, Renato Di Natale e Luigi Patronaggio e dei vice Ignazio Fonzo e Salbatore Vella.

Tra le righe scritte ecco cosa spiccava: “I continui ritardi e le omissioni nel promuovere l’azione penale in ordine a pacifici reati di abuso di ufficio e concessioni edilizie illecite hanno inculcato al Comune di Agrigento una sostanziale convinzione di impunità con gravissimi danni per il territorio”.

E’ bastata questa considerazione, ma ce ne sono di altre, per mandare a processo Arnone fissato per il 7 novembre prossimo con l’ipotesi di reato di calunnia e per il quale lo stesso ex avvocato ha rinunciato all’udienza preliminare.

E’ stato il gip di Caltanissetta, Valentina Maria Amelia Balbo che ha disposto il giudizio immediato dopo che la procura di Caltanissetta ha chiesto il suo rinvio a giudizio – con l’accusa di calunnia ai danni dei magistrati di cui sopra.

Secondo i pm Stefano Marino, Simona Russo e Dario Bonanno, Arnone – sapendoli innocenti – avrebbe accusato falsamente i quattro magistrati del reato di abuso di ufficio. La vicenda scaturisce dal contenuto di un’istanza di avocazione – strumento che consente alla parte di estromettere una procura dallo svolgimento delle indagini quando si verificano ritardi e omissioni -, datata febbraio 2020,  nella quale Arnone sosteneva che i pm agrigentini avessero volutamente protetto una donna non indagandola per degli abusi edilizi.

Ma ci sarebbe anche di più: Arnone descriveva “una situazione di illegalità all’interno della procura agrigentina”; secondo i pm nisseni questi argomenti erano falsi e avevano lo scopo di mandare a processo i 4 magistrati.

 

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