In Sicilia si alimenta il dibattito sul centro come perno di un’alleanza politica ed elettorale secondo il modello Draghi. L’iniziativa di Miccichè e gli interventi di Faraone e Cuffaro.
La proposta di candidatura di Gianfranco Miccichè a presidente della Regione alle elezioni Regionali in autunno scompagina, almeno per il momento, la maggioranza di centrodestra. Nello Musumeci, già ricandidato, ha approfittato della sua presenza a Roma come ‘Grande elettore’ del presidente della Repubblica per incontrare Giorgia Meloni e stringere una promessa di accordo politico ed elettorale con ‘Fratelli d’Italia’. Adesso l’iniziativa di Miccichè appare, ma spesso l’apparenza inganna, come il tentativo di isolare a destra Musumeci, e caratterizzare la sua candidatura come espressione del ‘modello Draghi’, ovvero un’ampia maggioranza che si distacca a destra e a sinistra dagli estremi, e da destra si estende al centro verso il Partito Democratico, cavalcando anche Renzi. Le incognite sarebbero Lega e Movimento 5 Stelle, che a Roma siedono accanto a Mario Draghi ma Palermo è molto distante, probabilmente troppo. E tra i primi a benedire la candidatura di Gianfranco Miccichè è stato il proconsole renziano in Sicilia, ovvero il capogruppo al Senato di Italia Viva e candidato a sindaco di Palermo, Davide Faraone, che afferma: “Gianfranco Miccichè sta dimostrando di avere coraggio. E’ tempo di passare dalle chiacchiere ai fatti: chi parla di campo largo e di ‘modello Draghi’ deve avere gli attributi per attuarli. Gianfranco sta dimostrando di averli. Altri dovrebbero fare altrettanto anziché stare sempre sotto traccia. Palermo prima e la Sicilia dopo possono rappresentare un ottimo inizio” – conclude l’ex Sottosegretario. E l’obiettivo del centro come punta del compasso dell’evoluzione politica alla Regione è accolto bene dall’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, commissario regionale della Democrazia Cristiana, che commenta: “Sono sempre convinto che il centro sia l’unico voto ideologico a oggi rimasto. Ora il mio unico obiettivo è fare rinascere la Democrazia Cristiana e devo farlo proprio dalla Sicilia. Ora voglio solo riprendere il filo di questa grande storia della Dc interrotto negli anni ‘90. Il ritorno della Balena bianca, e riportare nel dibattito pubblico la dottrina sociale della Chiesa, è qualcosa che emoziona moltissimo le persone. Renzi è il leader ideale della coalizione di centro. Lo stiamo coinvolgendo. Sento spesso i suoi emissari sull’isola come Davide Faraone. Renzi ha fatto ormai una chiara scelta di centro e sono i nostri interlocutori privilegiati. Non chiudiamo la porta alla destra purchè sia il centro protagonista. Stesso discorso per il Partito Democratico: i democristiani sono ovunque, Enrico Letta ne è un esempio” – conclude.
Nel frattempo sono diverse le interpretazioni della proposta di candidatura di Gianfranco Miccichè. Una è che Miccichè non abbia alcuna intenzione di candidarsi, e che avrebbe subito la proposta di candidatura oppure la vorrebbe usare per spaccare il centrodestra e ricercare soluzioni alternative a Musumeci perché convinto che il presidente in carica sia sconfitto alle elezioni. Un’altra è che il passo avanti di Gianfranco Miccichè sia lo strumento per ricompattare il suo partito scosso dalle tensioni dei dissidenti, tra sette deputati e tre assessori, che inseguono la pace con Musumeci pur ritenendo rispettabile la candidatura di Miccichè, però dopo le valutazioni e l’ok di Berlusconi e Tajani, che nel merito non hanno ancora speso nemmeno una parola.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)