Riceviamo e pubblichiamo una missiva da parte di Salvatore Insenga, cugino di primo grado e unico parente prossimo ancora in vita di Rosario Livatino
“Devo constatare con profonda amarezza che da diversi anni la figura di mio cugino, Rosario Livatino, è stata strumentalizzata da persone, laici ed ecclesiastici, che vengono erroneamente presentati dai media come parenti stretti del Servo di Dio e peraltro come persone informate sugli sviluppi recenti della causa di beatificazione e canonizzazione in corso in Vaticano”.
Lo afferma Salvatore Insenga, cugino di primo grado ed unico parente prossimo ancora in vita del giudice canicattinese, ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990. “Troppo spesso”, afferma Insenga, “ho sentito in tv e ho letto sui giornali affermazioni sulla vita di Rosario molto di frequente prive di fondamento e pronunciate da persone che non hanno alcuna parentela con mio cugino o che millantano di aver avuto un rapporto confidenziale con lui”.