Indagini in corso dopo l’omicidio del cameriere di 41 anni in via Roma a Palermo. Mistero sul movente del delitto. E’ stata una esecuzione con il colpo di grazia.
A Palermo in via Roma all’una della notte un cameriere algerino di 41 anni, Badr Boujemai, a cammino a piedi verso casa dalla moglie e dai due figli di 4 anni e 8 mesi, è stato vittima di una esecuzione. Nel pressi delle Poste centrali gli sono stati sparati contro tre proiettili: due al torace e uno, di grazia, alla testa, esploso a pochi centimetri di distanza. Due turiste canadesi hanno udito gli spari e si sono poi accorte del corpo dell’algerino sul basolato di marmo del marciapiede. Allarme al 112. I Carabinieri, capitanati dal colonnello Ivan Boracchia, non hanno trovato bossoli. E’ stato usato un revolver, una calibro 9. Le indagini sono in corso, coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico. Lui, Boujemai, è stato incensurato, nessun precedente o traccia di collegamenti con ragnatele criminali. Ecco perché adesso, come ha romanzato Leonardo Sciascia, si scava anche sulla vita privata dell’africano cittadino italiano, in Italia da 15 anni, sposato con una tunisina. Lui ha lavorato nel ristorante “Appetì”, in via Emerico Amari. Al termine del turno di lavoro, lui, Boujemai, conosciuto da tutti come “Samir”, si è diretto in via Roma, zona stazione, dove abita. Ha scritto e inviato un messaggio col telefono alla moglie: “Sto tornando”. Testimoni raccontano: “E’ andato via tranquillo”. Forse l’assassino lo ha atteso e poi pedinato sorprendendolo poi alle spalle. Forse è fuggito aiutato da un complice. Forse quanto accaduto è stato registrato dalle telecamere di video sorveglianza lungo via Roma, sempre affollata. La sorella della vittima, Fella Boujemai, che lavora per “Medici senza frontiere”, racconta: “Mio fratello era una persona buona che lavorava per la sua famiglia, per la moglie e i due figli piccoli che adorava. In famiglia non riusciamo a comprendere cosa sia successo. Dopo la nascita del secondo figlio la moglie è rimasta a casa. Pensava a tutto lui. Lavorava dalla mattina alla sera. Era amato e ben voluto da tutti”. Il titolare del ristorante, Giuseppe Lo Jacono, racconta: “Mai niente di sospetto o strano. Nessuno qui era venuto a cercarlo. Un uomo felice sempre con il sorriso al lavoro e parole dolci per la sua famiglia. Cercava lavoro e qui io avevo bisogno di personale. Faceva il ‘buttadentro’, ovvero attirava e accoglieva i clienti, era di natura una persona sorridente e serena. Prima di arrivare qui a Palermo lavorava sulle navi della ‘Grimaldi’. In città aveva finalmente trovato stipendio e rispetto, ed era molto apprezzato dai clienti, dai quali riceveva anche ottime recensioni. Non aveva mai creato alcun problema. Era carismatico, affabile. In città in tanti lo conoscevano perché aveva già lavorato in via Maqueda, non perdendo mai quel suo sorriso che tutti ricorderemo”. Il cadavere è custodito nel reparto di medicina legale dell’ospedale Policlinico per eseguire l’autopsia. Nel frattempo sono emersi sviluppi nelle indagini. A sparare sarebbe stato un impiegato di un locale nella stessa zona, in via Emerico Amari. Lui e altri sono stati condotti in caserma per essere interrogati e sottoposti all’esame del tampon kit, il guanto di paraffina per rilevare eventuali tracce di polvere da sparo.